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Il caso

Scontro sui tamponi, Crisanti lascia l’università di Padova

Ricopriva il ruolo di docente di Microbiologia. La decisione dopo le parole di Zaia finite nell’inchiesta di Report

Pubblicato il: 02/01/2023 – 18:34
Scontro sui tamponi, Crisanti lascia l’università di Padova

VENEZIA «A partire da oggi lascio l’Università di Padova». Lo ha detto all’Ansa il senatore Andrea Crisanti, che all’Ateneo padovano ricopriva il ruolo di docente ordinario di microbiologia. La decisione, ha proseguito Crisanti, è legata all’indagine sui tamponi rapidi della Procura di Padova, e alla diffusione di alcune intercettazioni telefoniche che lo riguardano. Senza voler entrare nel merito, Crisanti ha aggiunto di volere «essere libero di prendere ogni decisione che mi riguarda, visto anche – ha concluso – che vi sono molte intercettazioni che riguardano anche altri docenti dell’Università». 

«È un problema di etica, non è un problema politico»

«Dichiarazioni di una gravità senza precedenti. Lo inseguo fino alla fine del mondo per inchiodarlo su qualsiasi responsabilità che ha nei miei confronti. Questo regime di intimidazione in questa Regione deve finire». Così il virologo Andrea Crisanti, aveva commentato alla rivista ‘Mow’, quanto emerso dalla trasmissione ‘Report’ su alcune parole del governatore del Veneto, Luca Zaia, in una telefonata intercettata, in cui avrebbe parlato di portare il microbiologo, oggi senatore Pd, «allo schianto».
Dichiarazioni dalle quali sembra emergere che l’esperto sarebbe stato preso di mira da Zaia per le proprie prese di posizione sulla gestione della pandemia e in particolare sui tamponi rapidi. Nell’intervista pubblicata online dal magazine, Andrea Crisanti definisce come «ininfluente» la propria attuale candidatura politica nel Pd: «Qui è un problema di etica, non è un problema politico. Accolgo con sgomento queste dichiarazioni. Perché poi non sono solo queste le dichiarazioni», dice.
«Chiaramente io ho fatto accesso agli atti e ci sono ben altre dichiarazioni, in cui si dimostra che lui è l’orchestratore di una campagna di diffamazione e discredito nei confronti, tra le altre cose, di una persona che lavora per la Regione e che, tra le altre cose, ha preso delle posizioni proprio per salvaguardare la Regione stessa – sostiene Crisanti -. Evidentemente se fosse stato preso sul serio lo studio che ho fatto e che poi è stato pubblicato su ‘Nature’, chiaramente avrebbero dovuto riflettere sugli ordini che stavano facendo e gli appalti per 200 e passa milioni di euro. Questi praticamente hanno accettato come giustificazione la dichiarazione di Rigoli (direttore della microbiologia di Treviso, incaricato di confermare l’idoneità clinico-scientifica dei tamponi, ndr) che non ha fatto nessuno studio, ed erano addirittura consapevoli che non l’aveva fatto».

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