Ultimo aggiornamento alle 10:09
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 8 minuti
Cambia colore:
 

l’inchiesta

“Il principe nero” della ‘ndrangheta di Lonate Pozzolo. E il cavillo vincente che salvò la politica

Storia del “locale” arrivato da Cirò. Del leghista che lo denunciò. Un’agenzia del crimine che aveva “capito” il futuro di Malpensa

Pubblicato il: 26/01/2023 – 7:01
di Paride Leporace
“Il principe nero” della ‘ndrangheta di Lonate Pozzolo. E il cavillo vincente che salvò la politica

Lo chiamano Lonaa Pozzeu, in dialetto. E c’è anche un Locale di ‘ndrangheta a Lonate Pozzolo, provincia di Varese, 13000 anime nascoste al mondo. Ferno il comune confinante. Un tempo uniti per i servizi.
Terra votata all’aviazione. Tra le due guerre mondiali del secolo breve c’era uno degli aeroporti militari più celebri d’Italia e ci volavano gli aerei più importanti. Si chiamava “Campo della promessa” e venne Gabriele D’Annunzio a inaugurarlo. Su queste premesse ampliarono l’aeroporto milanese di Malpensa da queste parti determinando nuovo sviluppo economico che immaginavano diverso da quello che sarebbe accaduto.
Nei giorni scorsi la Cassazione ha chiuso i giochi con il Locale di questo pezzo di mondo sconosciuto a molti media ma non a tutti. La ‘ndrangheta locale aveva puntato con determinazione a gestire i parcheggi del grande aeroporto. Si è chiuso con dure condanne il troncone dell’operazione Krimisa, dall’antico nome di Cirò, toponimo di contaminazione con Lonate Pozzolo. Molti nomi sono uguali a quelli dell’operazione Bad Boys del 2009 già condannati, carcere espiato, ma locale riaperto perché queste storie sono come i libri di Borges, forse sai come iniziano, non sai mai come va a finire.
C’era un imprenditore che voleva investire su Malpensa. Aveva ricevuto telefonate e pressioni da un consulente dei calabresi. «Ma rinunci a costruire quel parcheggio, entriamo insieme in società». Il piccolo cummenda è andato a quegli incontri ma non ha stretto accordi. Aveva un’app sul telefono che registrava tutto. Si è poi recato dai carabinieri e ha consegnato i dialoghi delle prove certe. Disse Alessandra Dolci, procuratore aggiunto della Dda di Milano: «A mia memoria è la prima volta. Una nota di speranza».

Il monito nel 2019: «Le cosche calabresi hanno fiutato l’affare a Malpensa»

Qualcosa sta cambiando. Va ricordato che l’omertà di Lonate Pozzalo era stata infranta anni fa da Modesto Verderio, un leghista della prima ora, quelli che avevano seguito da subito Umberto Bossi con determinazione. Un antiquario. Non aveva accettato l’alleanza con il centrodestra troppo compromesso con le ‘ndrine locali aggiungendoci un po’ di razzismo.

Modesto Verderio

Aveva preferito candidarsi da solo arrivando terzo con meno del dieci per cento e consentendo di fatto nel 2018 la vittoria di Nadia Rosa, primo sindaco donna eletta dopo che il verminaio di Lonate era diventato di dominio pubblico. Ma già dieci anni prima Verderio nel 2009 era andato dai carabinieri a raccontare quello che vedeva da politico locale e già all’epoca si teneva lontano da certo centrodestra. Era stato profeta nel 2009 in un’intervista con Roberto Galullo di Radio 24 parlando degli immobili abitati da espropriare per far posto all’ampliamento di Malpensa: «La proprietà sta per passare dalla Regione ai Comuni e da quel momento bisognerà partire con un progetto di riqualificazione sempre nell’ottica di servizi aeroportuali. Le cosche calabresi hanno già fiutato l’affare e si stanno attrezzando».

Gli stessi nomi di sempre tranne “don Misio”. E il siciliano che diventerà pentito

Dieci anni dopo quando scatta l’operazione Krimisa i nomi dei capi sono gli stessi di quelli precedenti. Hanno messo le mani sul Parking Volo Malpensa, sul Malpensa Car Parking di Cardano al Campo, oltre ad avere metà delle quote della Star Parkings srls. Ma c’è una novità.

Enzo Misiano

Tra gli arrestati c’è anche Enzo Misiano, capogruppo di Fdi a Ferno, coordinatore del partito, impiegato dei tre municipi della zona capace di mettere a posto ogni carta. Lo chiamavano don Misio ad Enzo e per gli inquirenti era l’uomo politico che trattava con i clan a Ferno. Soffre di una patologia degenerativa molto grave agli arti. È stato condannato in via definitiva ad 8 anni e 8 mesi e sarà dura trascorrerli su una carrozzina al 41 bis.
A Lonate Pozzolo lo chiamavano “il siciliano” nel locale, lui è Emanuele De Castro, vicino al clan Villagrazia di “Cosa Nostra” e “capo società” di zona. Eppure, annota Enzo Ciconte nei suoi preziosi libri, a un mafioso di Genova a Lonate impedivano la partecipazione ai summit importanti dello stesso locale. Ma i siciliani, si sa, hanno deroga. Non si sarebbero mai aspettati i suoi compari che proprio il siculo si mettesse a collaborare con la Giustizia rivelando tutti i segreti di quella zona di ‘ndrangheta nascosta, insieme al figliolo Salvatore, pusher semplice, mettendosi a riempire una moltitudine di verbali con nomi, fatti e circostanze.

I calabresi di Lonate Pozzolo

E veniamo ai calabresi. A Lonate Pozzolo quasi la metà degli abitanti sono di Cirò Marina. Arrivati con camion pieni di uomini negli anni Settanta a lavorare nell’industria e nell’edilizia, in una terra che ad inizio Novecento aveva visto i contadini emigrare in Argentina e in America, tanto che nei bar del paese si gioca una sorta di poker ibrido eredità di quei migranti. Da Cirò era arrivata la brava gente ma anche gli storti. Erano in prima fila alla processione di San Cataldo, il santo cirotano portato in trasferta nel 2007 a Lonate per un gemellaggio religioso. Portava il nome del santo protettore Cataldo Aloisio, ucciso e trasportato davanti al cimitero di San Giorgio Legnano dove era seppellito compare Nuzzo Novella, il capo degli secessionisti ammazzato a sua volta due mesi prima nel circolo di San Vittore Olona. Anche la guerra di mafia hanno colonizzato nel Varesotto i temibili esponenti del clan Farao-Mariconcola appartenenti alla “migliore” aristocrazia ‘ndranghetista. A guidare i giochi Vincenzo Rispoli detto “Cenzo”, Farao per parte di madre, nipote di Giuseppe Farao capo dei cirotani; suo fratello ha sposato la sorella di Novella, il boss che non voleva dare conto alla “Mamma” di giù. Gli affiliati più stretti a Lonate sono tutti parenti.

Rispoli, “il principe nero”

Cenzo Rispoli ufficialmente è un commerciante di frutta e verdura. Lui e la cosca hanno subito sequestri milionari. Al suo commercialista lombardo hanno trovato anche un conto in Svizzera. Al boss e ai suoi affiliati 17 società, 34 appartamenti, 4 bar e ristoranti, 1 terreno, 20 auto, 70 conti correnti. Nel 2000, Rispoli, fuori da un ristorante nel novarese si fa fotografare, insieme ad altri amici, uno è il muratore Alfonso Murano che sarà ammazzato nel 2006 a Lonate Pozzolo, con l’ignaro Antonio Di Pietro, che non poteva immaginare che a scattare quella foto fosse un gruppo di ‘ndranghetisti calabresi. La foto con ribalderia sarà pubblicata dal giornale “Libero”. Nomi poco noti, su cui insisteva invece l’attore e attivista del partito dipietrista Giulio Cavalli che nei suoi spettacoli chiama Rispoli “il principe nero”, e poi i Filippelli, De Castro non ancora pentito, la processione di San Cataldo e le intimidazioni.

L’agenzia del crimine di Lonate

Una sorta di agenzia del crimine il locale di Lonate. C’era chi chiedeva di far malmenare il fidanzato sgradito della figlia, chi cercava protezione per auto bruciate, i bar si vedevano imporre le marche del caffè. La figlia di Cenzo, Francesca Rispoli detta Chicca, e il marito sono accusati di aver organizzato il pestaggio a Malta di un imprenditore brianzolo che non aveva pagato alcuni lavori che aveva ricevuto nel cantiere in Lombardia. Nell’intercettazione un energumeno riferisce a Francesca: «L’abbiamo picchiato per mezz’ora in una via buia. Gli ho rotto tutto e gli ho preso le chiavi, il telefono ed il marsupio. Ma lui non ha nemmeno una lira». Per rotto tutto da referto risultano due costole fratturate, la perdita di diversi denti, un ematoma in testa. Chicca risponde al telefono: «Così saprà che la ‘ndrangheta esiste ancora».

L’inviato dei Farao con il compito di evitare nuove guerre

I Farao da giù avevano dovuto mandare un loro inviato, Giuseppe Spagnolo, a sistemare tre piccoli mandamenti per evitare nuove guerre, e Misiano, il consigliere comunale di Ferno, lo accompagnava con la sua Kia. Poi c’è l’ex sindaco di Lonate Pozzolo, Danilo Rivolta. Da assessore di Forza Italia gli incendiano l’auto. Il clan vuole costruire un “Pirellino” in zona. I carabinieri consigliano all’aspirante sindaco di evitare candidature sospette. Lui tentenna. Poi lo arrestano per corruzione. Si mette a parlare. Indica assessori e consiglieri precedenti a chi appartengono come influenza mafiosa. Confessa gli appoggi ricevuti dal Locale. Finisce a processo per voto di scambio mafioso. Ci sono 300 voti di cirotani che hanno condizionato le elezioni di misura. Tutti assolti, il sindaco, l’assessora alla cultura sponsorizzata dal clan, i galoppini, il mafioso condannato. Spettacolare il cavillo vincente, gli imputati avrebbero raggiunto l’accordo un mese prima dell’entrata in vigore della nuova norma e quindi, pur essendo provato il reato, questa non può essere applicata. In Lombardia si vota a breve per le regionali. Il candidato della sinistra Pierfrancesco Majorino tra i suoi primi incontri elettorali è andato dalla sindaca di Lonate Pozzolo dettando alle agenzie questa dichiarazione: «La nostra regione deve smettere di essere e mostrarsi negazionista. La criminalità organizzata c’è, è radicata e va contrastata quotidianamente con grande determinazione». Cavilli permettendo. (redazione@corrierecal.it)

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x