MOTTA SAN GIOVANNI «La nostra vita da quattro anni è distrutta, siamo devastati perché siamo stati privati della casa, del focolare domestico». Litri e litri di liquido maleodorante scorrono sul pavimento, infiltrandosi nei muri e causando crepe e umidità. A peggiorare la situazione insetti e animali che invadono l’abitazione, in diverse occasioni addirittura ratti. È incredibile lo stato di degrado in cui versa l’abitazione di una famiglia di Motta San Giovanni, nel Reggino: dal 2019 i coniugi Diego Ferrara e Angela Paola Triolo, e la loro figlia, sono obbligati a stare lontani dalla propria casa perché viverci è diventato impossibile. «Diverse le segnalazioni inviate al Comune, contro il quale ci sono in atto una vertenza civile e una penale», spiega ai nostri microfoni l’avvocato Giacomo Iaria, «abbiamo più volte chiesto di avere delle risposte, che non sono mai arrivate. Ecco, – spiega il legale – noi riteniamo che la mancanza di risposte in questo caso sia ancor più grave di una risposta negativa».
Proprietari di un immobile sito in via Giovanni Ferro nel Comune di Motta San Giovanni, i coniugi Ferrara riscontrano i primi problemi nel 2019, quando nella loro casa, nel cortile esterno e nel vano adibito a ripostiglio – al piano terra di un palazzo con altri due piani superiori – iniziano a registrare la presenza di «acque reflue e liquami, con allagamento persistente e costante», come segnalato in un esposto presentato alla polizia. Le condizioni igienico-sanitarie diventano sempre più gravi «per via dell’emanazione di odore nauseabondo, oltre alla proliferazione di insetti e batteri pericolosi per la salute umana», e i coniugi chiedono «il ripristino dello stato di fatto e il risarcimento dei danni». L’Ente replica sostenendo che «dagli accertamenti effettuati, non si riteneva che la causa fosse attribuibile a perdite di reflui provenienti dalla vasca di raccolta dell’impianto di sollevamento comunale, aggiungendo che, in ogni caso, si sarebbe attivato per attuare accertamenti utili». A seguito di una riunione tecnica, il 30 agosto 2019 viene effettuato un sopralluogo dal quale emerge, si legge nell’esposto, che «si individua in uno di questi pozzetti la possibile causa della perdita o nelle vasche di raccolta comunale, che per la sua naturale collocazione funge da collettore a tutti i liquami delle abitazioni limitrofe, ovvero per un eventuale condotta fognaria guasta». Al sopralluogo prende parte il geometra Bernardo Neto, in qualità di consulente della famiglia Ferrara, che individua le seguenti possibili cause: «per vetusto, assente o non idoneo pozzetto; per problemi del fondo del pozzetto; per un eventuale deterioramento della condotta fognaria comunale e che vi fosse del liquame di colore scuro e maleodorante con presenza di sedimentazione». «Nonostante i vari solleciti e le costanti segnalazioni del deterioramento dell’immobile, ad oggi non si perviene ad una soluzione definitiva, si legge ancora nell’esposto, dove si rileva che «il perdurante atteggiamento omissivo da parte del Comune di Motta San Giovanni, la cui posizione di disinteresse in prima battuta si concretizza in un disimpegno da parte dello stesso nel prendere atto dell’evento lesivo e quindi di una soluzione». Soluzione che non arriverà neanche dopo, «nonostante l’accertata responsabilità a seguito della perizia tecnica». L’ente, viene sottolineato, «perpetra una condotta negligente e omissiva provocando, con il passare del tempo, un ulteriore evento lesivo all’immobile a causa delle suddette infiltrazioni».
«C’è solo sconforto, amarezza e un sentimento di abbandono». È disperata la signora Angela Paola Triolo mentre racconta ai nostri microfoni il calvario iniziato nel 2019. Per limitare i danni dovuti a una costante esposizione a esalazioni di liquame fognario e al perdurante stato di umidità, tutta la famiglia è stata costretta a spostarsi. «Io e mio soffriamo di varie e gravi patologie cardiache e respiratorie. Facciamo una vita da cani», afferma la 55enne insegnante di scuola elementare, che racconta di essere stata morsa addirittura da un topo mentre era intenta a svolgere le operazioni di pulizia: «Temiamo costantemente la presenza di pericoli imminenti e viviamo anche con la paura costante che la nostra casa possa crollare, perché è piena di lesioni». «È veramente vergognoso che nel 2023 si possa assistere a spettacoli così indecenti, famiglie costrette a vivere in condizioni disumane», afferma l’avvocato Iaria ai nostri microfoni. «Non è possibile – aggiunge il legale della famiglia – che situazioni del genere vengano tollerate». La speranza è che la soluzione possa arrivare al più presto. «La nostra vita – afferma la donna tra le lacrime – è distrutta. Io, mio marito e mia figlia siamo devastati, e non auguro a nessuno di passare l’incubo che stiamo passando noi». (redazione@corrierecal.it)
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