“Le questioni sollevate dalla mozione Cuperlo in Calabria, della quale Sergio De Simone è uno dei più autorevoli esponenti, afferiscono ad aspetti cruciali del congresso, a tratti dirimenti, in quanto dal loro esito potrebbe investire i caratteri di fondo della sua stessa legittimità. Sono pesanti le responsabilità degli attuali gruppi dirigenti, che continuano a ritirarsi dal confronto politico, limitandosi ad attivare prassi, che in talune circostanze, sfiorano l’indecenza”. Lo afferma la Mozione Cuperlo in Calabria, replicando alle dichiarazioni della segretaria dei circolo Pd di Cosenza Caligiuri. “Domina – proseguono i democrat della Mozione Cuperlo – una concezione padronale del partito, in stridente conflitto con gli obiettivi costituenti di questo congresso. Una condizione che evidenzia la loro assoluta inadeguatezza e la sempre più incalzante necessità di una loro rimozione, nell’interesse del Pd e dei calabresi. Serve un pluralismo autentico, di un forte e costante confronto dialettico, a tutti i livelli, per porre al centro gli interessi generali. Va ripristinata l’agibilità democratica del partito. Obiettivi che un nuovo gruppo dirigente deve farsene carico, per garantire a tutti, con pari dignità, la disponibilità dei luoghi del confronto e dell’agire politico. Facendosi carico, ad ogni livello, della messa in sicurezza dalle manie di sopraffazione dei potenti di turno, attraverso il controllo e la vigilanza degli organi di garanzia. Invece, ogni giorno trascorso, delle passate settimane, è servito solo a far crescere le distanze rispetto alle suddette condizioni e a rendere sempre più forte la consapevolezza delle emergenze causate dai caratteri specifici della crisi del partito calabrese. Ci si è dovuti scontrare con una classe dirigente, che ha fatto di tutto, per estraneare, rimuovere, questi temi dal dibattito, riducendo il tutto ad una insensata prova muscolare al solo scopo di autoconservare una modesto gruppo, piazzato nella cabina di comando grazie ad una lunga estenuante gestione commissariale che si è premurata esclusivamente di attuare i desiderata dei capi-corrente romani. È però evidente – aggiungono i cuperliani – che è l’attuale confronto politico a rendere ineludibile, a causa della disastrosa contingenza, che mette ormai a rischio l’esistenza stessa del Pd, a sollevare, ad ogni livello e latitudine, il tema delle classi dirigenti. Chi non comprende questa elementare verità, per incapacità o per febbri da smanie di potere è evidente che è fuori dalla logica delle cose. Mentre, può diventare protagonista solo chi ha a cuore le sorti del partito, al netto di altri fini. Non è più possibile pensare di adoperare gli abbrutimenti, continuare a piegare a pratiche di asservimento, i militanti, a partire da coloro che sono coinvolti nei perversi meccanismi delle strutture di cui dispongono parlamentari e consiglieri regionali. Non è più tempo, è fatica inutile, il contesto è ormai sconvolto dalla crisi. Infine, ci sia consentito : ma voi, Alimena e Caligiuri, lo conoscete Sergio De Simone? La sua storia e quella della sua famiglia? La sua educazione e il suo riconosciuto rispetto per gli altri? Il suo raro attaccamento al suo partito e alle sue radici? Da quello che è scritto dalle note apparse a firma vostra, no! Avete fatto male a non informarvi. Ha fatto peggio solo chi non ve lo ha detto! Eppure il vostro dire è teso all’incredibile esercizio di alienazione di valori. Una pratica che non può che ritorcersi a partire da chi copre funzioni istituzionali volte al rispetto e alla divulgazione dei valori. Si consegnino, invece, queste porcate, a coloro che sono cresciuti e continuano ad alimentarsi attraverso l’asservimento. Ahinoi!”.
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