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L’incubo di una lavoratrice cosentina: «Senza contratto, minacciata e sottopagata» – VIDEO

La denuncia è contenuta in una video testimonianza raccolta e diffusa dal movimento “La Base”

Pubblicato il: 28/02/2023 – 6:39
L’incubo di una lavoratrice cosentina: «Senza contratto, minacciata e sottopagata» – VIDEO

COSENZA Sono trascorsi circa sei anni dall’entrata in vigore della legge 199 del 2016 che ha introdotto disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero e dello sfruttamento del lavoro in agricoltura. Una norma necessaria a contrastare il fenomeno del caporalato e ad introdurre forme di supporto ai lavoratori stagionali. Nonostante tutto, come emerge dal IV Rapporto del Laboratorio sullo sfruttamento lavorativo, realizzato da “L’altro Diritto – Centro di Ricerca Interuniversitario” insieme alla Flai Cgil, sono in aumento le inchieste sulle azienda ma circa il 10% dei procedimenti è legato ad una denuncia da parte di un dipendente. Un dato significativo che evidenzia le difficoltà riscontrate nel denunciare lo sfruttamento, condizioni economiche poco vantaggiose o la negazione ed assenza di diritti sul lavoro.

La denuncia de “La Base”

Il movimento “La Base” a Cosenza denuncia l’esistenza di un nutrito di numero di lavoratrici e lavoratori impegnati nelle rispettive mansioni con retribuzioni da fame. Si parla di 2,50 euro o 3,50 euro all’ora, infortuni sui luoghi di lavoro e minacce ricevute. Il movimento lo definisce un «lavoro da fame» ed oltre a lanciare l’allarme, ha diffuso in rete la video testimonianza di una 30enne lavoratrice cosentina, che racconta (in forma anonima) la sua drammatica esperienza lavorativa nel settore commerciale. «Lavoro da quando ho 19 anni – racconta la lavoratrice – le prime proposte sono arrivate da negozi di abbigliamento. Guadagnavo 300 euro al mese, senza contratto per un lavoro da 40 ore». Poi arriva la possibilità di cambiare aria, «ho accettato l’incarico di un privato per cui ho lavorato guadagnando 700 euro per 30 ore, ma diventavano 50». Il lungo elenco di esperienze negative si conclude con l’ennesimo presunto episodio di sfruttamento. Poco prima dello scoppio della pandemia da Covid 19, «ho lavorato per 11 mesi in un negozio con contratto da 20 ore, ma ne facevo 50». E le ferie? «Non mi sono fermata neanche a Natale». La lavoratrice narra anche di aver subito minacce dal titolare dell’esercizio commerciale: «Mi diceva che non sarei potuta andare via, perché era una persona molto conosciuta». (f.b.)

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