COSENZA «Domani saranno trascorsi 18 anni dall’uccisione di Nicola Calipari, un martire italiano, un grande calabrese». Lo afferma Alfredo Antoniozzi, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. «Nicola Calipari – dice Antoniozzi – reggino, per sette anni capo della squadra mobile di Cosenza e poi dirigente, venne ucciso perché mise il suo petto davanti alla giornalista Giuliana Sgrena, che era andata a liberare in Iraq. Morì da poliziotto e da eroe, anche con una pessima narrazione da parte di chi avrebbe dovuto ringraziarlo. Se fosse rimasto in vita avrebbe certamente ricoperto ruoli altissimi nella burocrazia del ministero degli interni – aggiunge Antoniozzi – ma lui si sentiva poliziotto ed ha vissuto come tale, fino all’ultimo momento».
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