«Il Nobel per la Pace a Cutro? Sarebbe un riscatto per il nostro territorio»
A dirlo è il sindaco Antonio Ceraso: «Allontanerebbe la malavita e sarebbe un messaggio di accoglienza per tutti»

CUTRO Un Nobel per la Pace alla città di Cutro? «Sarebbe un riscatto per il nostro territorio, un simbolo che racconta di una Regione che non è solo ‘ndrangheta e criminalità ma una terra di pace che ha dimostrato nei momenti che contano una solidarietà e uno slancio umanitario senza paragoni». A dirlo, in un’intervista con l’Agenzia Dire a una settimana esatta dal naufragio, è il sindaco di Cutro Antonio Ceraso. «Sarebbe un modo – sottolinea il primo cittadino calabrese – per non far dimenticare, spenti i riflettori, il dramma terribile del naufragio di Steccato di Cutro in cui hanno perso la vita 70 migranti.

Se qualcuno lo proponesse – afferma Ceraso – ripulirebbe l’immagine di una terra troppo spesso associata alla mafia, un giusto merito per la generosità della nostra gente. Allontanerebbe anche la malavita e sarebbe una medaglia per ogni cutrese. C’è stato questo scatto di solidarietà: questo siamo noi, questo vogliamo essere e questo cercheremo di essere». Per promuovere la candidatura al Premio Nobel occorrerebbe che a chiederla sia un’istituzione, il presidente della Calabria Roberto Occhiuto, o il Governo con la premier Giorgia Meloni che ha annunciato un Consiglio dei ministri a Cutro, magari con il sostegno di tutti i partiti, di maggioranza e opposizione. I calabresi a Cutro, sarebbe il senso della proposta, hanno dato una lezione di umanità a tutta l’Europa. Nel 2013 Lampedusa visse la più grande tragedia dell’immigrazione dopo le stragi del 3 e dell’11 ottobre in cui persero la vita centinaia di persone. Una strage di donne e bambini che nel 2014 portò l’isola, simbolo dell’accoglienza, ad essere ufficialmente candidata al Nobel per la pace. Quella tragedia adesso rivive sulle coste ioniche della Calabria.