REGGIO CALABRIA Sono nuovamente al centro delle polemiche i lavori per la realizzazione del Palazzo di Giustizia a Reggio Calabria. L’incompiuta, protagonista del dibattito nel corso di diversi interventi in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario a Reggio Calabria, è oggi al centro di uno scontro di natura politica. Dopo l’incontro del deputato di Forza Italia Francesco Cannizzaro con il ministro della Giustizia Carlo Nordio a Roma, il centrosinistra reggino si è affrettato a “rivendicare” l’impegno per l’interlocuzione sulla ripresa dei lavori che, spiega il consigliere comunale Carmelo Romeo ai microfoni del Corriere della Calabria, «se non sorge nessun intoppo per settembre dovremmo vedere realmente il personale sul cantiere». Vent’anni fa la posa della prima pietra dell’opera situata esattamente di fronte al Cedir. Un’opera che avrebbe dovuto rappresentare «il luogo simbolo della legalità», come lo ha definito il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Reggio Calabria Rosario Infantino, ma che, al di là delle polemiche, rischia di essere il «simbolo del fallimento dello Stato in terra di mafia», come invece lo aveva definito la presidente del Tribunale Maria Grazia Arena nel 2021.
«Siamo tutti i giorni sul pezzo, controlliamo, chiamiamo, verifichiamo che non ci siano perdite di tempo, oppure procedimenti che vengano sviluppati in tempi lunghi», ha spiegato il consigliere Romeo. Intanto nei giorni scorsi Cannizzaro ha incontrato il Guardasigilli per discutere dell’opera. Con loro il procuratore generale di Reggio Calabria Gerardo Dominijanni, il delegato della Corte d’Appello di Reggio Calabria Massimo Gullino e il presidente dell’Ordine degli avvocati reggini Rosario Infantino.
Il ministro – ha sottolineato Cannizzaro – «ha dedicato tempo e grande scrupolosità alle questioni da noi sottoposte alla sua attenzione, assicurandoci di seguire personalmente l’andamento delle procedure finalizzate al completamento del costruendo Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria, dopo anni di blocco totale dei lavori. Lo farà anche il Vice Ministro, Francesco Paolo Sisto che, in virtù della sua delega all’edilizia giudiziaria, conosce già molto bene la vicenda». Un incontro e un impegno che il centrosinistra reggino non sembra aver preso bene, anche alla luce di una possibile visita del ministro in città annunciata da Cannizzaro. «Il Palazzo di Giustizia – ha tuonato la maggioranza reggina in consiglio comunale – si farà grazie a chi, il sindaco Giuseppe Falcomatà, ha scelto di creare ed assegnare una delega specifica alla realizzazione dell’opera. Solo da quel momento, quindi, si è potuta avviare un’interlocuzione con il Ministero per risolvere l’annosa questione del contenzioso con la vecchia ditta portando, di fatto, alla stipula della convenzione firmata dal facente funzioni, Paolo Brunetti, e dall’ex Guardasigilli, Marta Cartabia». «Da allora – ricordano i consiglieri comunali – i rapporti con il Dicastero di via Arenula non sono mai venuti meno, tant’è che i tecnici dell’Unità tecnico-amministrativa (UTA) della Presidenza del Consiglio ministri stanno completando il progetto». L’iter, spiega la maggioranza, è «incanalato alla perfezione e sta seguendo il protocollo avente ad oggetto “Finanziamento e completamento del Palazzo di Giustizia”».
«Siamo contentissimi quando i vertici nazionali si interessano di questioni relative alla nostra città, e non potrebbe essere altrimenti, – afferma Romeo – ma non serve su cose che già sono in fase conclusiva. Piuttosto portiamo idee nuove, proposte nuove su interventi migliorativi per il territorio». Il consigliere comunale spiega così l’affermazione della maggioranza che in una nota aveva definito «superfluo qualsiasi altro intervento politico, se non orientato a realizzare qualcosa di veramente significativo e concreto». «Non serve una spinta politica, non serve andare a fare nulla in quanto quello che doveva essere fatto dal punto di vista politico è già stato fatto», ha spiegato Romeo, che ha aggiunto: «Se non sorge nessun intoppo per settembre dovremmo vedere realmente il personale sul cantiere».
E mentre centrosinistra e centrodestra si fanno la guerra a colpi di comunicati stampa, la speranza è che quell’incompiuta, nel cuore di Reggio Calabria, cessi finalmente di essere «simbolo del fallimento dello Stato in terra di mafia». (redazione@corrierecal.it)
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