LAMEZIA TERME La tragedia di migranti di Steccato di Cutro, la cui conta dei morti si aggiorna ogni ora, ha riacceso i riflettori su un dramma, quello dei flussi migratori, ormai inarrestabile. Un fenomeno che andrebbe governato e gestito anziché bloccato. Il rischio è, infatti, quello di assistere in futuro ad ulteriori stragi a mare. Una teoria che è ormai diventata una convinzione per chi, da tanti anni, opera a stretto contatto con il fenomeno migratorio, ne studia l’evoluzione e, soprattutto, si prodiga in primo piano nell’assistenza e l’accoglienza dei migranti superstiti, tra cui tantissimi minori non accompagnati.
Ne abbiamo parlato con Nicola Emanuele, da anni attivo con “Luna Rossa”, un segmento fondamentale di quella Comunità Progetto Sud di Don Giacomo Panizza che a Lamezia Terme opera da tantissimi anni e ha ospitato decine di minori. «Purtroppo, quest’evento – spiega ai nostri microfoni – non è l’ultimo, ne accadranno altri come ne sono accaduti tanti. Questo però ci sta toccando nel pieno, è un evento che sentiamo molto vicino». Già perché “Luna Rossa” ha accolto in questi giorni un ragazzo accolto da sopravvissuto alla terribile tragedia di Steccato di Cutro.
Gestire il fenomeno migratorio verso l’Europa e le coste italiane non è semplice, ma le politiche introdotte non aiutano affatto. Secondo Nicola Emanuele il problema «è riuscire a trovare delle soluzioni che facilitano le possibilità di muoversi dei popoli perché l’irrigidimento, creare campi in Libia e opportunità di movimento di persone sotto condizioni “nascoste” pianificate da persone che fanno parte di gruppi irregolari, creano un potenziale pericolo per le persone e portano i migranti a rischiare».
Per quanto riguarda l’accoglienza dei minori c’è secondo Nicola Emanuele «un irrigidimento, cioè i minori che arrivano trovano molte difficoltà nel regolarizzarsi e quindi si crea una situazione di rallentamento di quelle che sono le possibilità di integrazione nel territorio. Tutto questo ha creato delle difficoltà importanti nei confronti sia dei minori, ma anche degli adulti, tanto da creare situazioni di irregolarità negli adulti stessi che comunque non riescono magari ad uniformarsi ed adeguarsi a quelle che sono le regole rigide imposte».
Bisogna, dunque, cambiare strategia. Anche perché secondo Emanuele «è come voler fermare un flusso d’acqua con un dito. Il flusso migratorio non si può fermare in questo modo, bisogna imparare anche a convivere con un fenomeno di movimento dei popoli, un fenomeno che non si fermerà né con gli irrigidimenti, né con i campi, ma va semplicemente favorito e vanno aiutate le persone a esprimere e a realizzare sé stessi». «Sono persone e non sono irregolari, né migranti, né persone che stanno violando la legge. Sono persone che stanno cercando un’alternativa alla loro vita di guerra, di povertà, di violenza e di morte». (g.curcio@corrierecal.it)
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