MESSINA Il gup di Messina Tiziana Leanza ha condannato 13 persone nell’ambito dell’inchiesta antidroga che vede coinvolta la cosca Nirta e corrieri vibonesi sull’approvvigionamento di droga nella città dello Stretto. Lo scorso luglio i Carabinieri del Comando Provinciale di Messina hanno tratto in arresto 18 persone (13 in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 2 all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria). Gli imputati sono accusati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Il gup oggi ha condannato Giuseppe Mazzeo, 20 anni di reclusione; Giuseppe Castorino, 18 anni e 4 mesi; Graziano Castorino, 17 anni e 8 mesi; Maurizio Savoca, 17 anni e 8 mesi; Rosario Abate, 10 anni e 8 mesi; Carmelo Barile, 11 anni e due mesi; Francesco Leandro, 5 anni e 24mila euro di multa (Domenico Rosso e Vincenzo Cicino); Cettina Mazzeo, 4 anni, 6 mesi e 24mila euro di multa; Maria Minutoli, 9 anni e due mesi di reclusione; Francesco Nesci, 4 anni, 6 mesi e 24mila euro di multa; Paolo Nirta, 15 anni di reclusione; Gregorio Tassone, 5 anni e 24mila euro di multa (difeso da Domenico Rosso e Vincenzo Cicino); Gregorio Lucio Vaianella, 5 anni e 24mila euro di multa. Il gup ha assolto Maria Musolino.
Nel dettaglio, dall’inchiesta è emersa l’esistenza di un gruppo criminale che aveva, di fatto, pressoché quasi interamente monopolizzato l’approvvigionamento, nella città di Messina, dello stupefacente del tipo cocaina, che poi veniva spacciato al dettaglio nella stesso capoluogo di provincia, ma anche nel comune di Tortorici, ove è stata accertata l’esistenza di un’autonoma piazza di spaccio gestita da alcuni degli indagati originari della cittadina nebroidea. Il gruppo fa riferimento alla famiglia di ‘ndrangheta Nirta. Ma non solo. Secondo le indagini, il fornitore, a sua volta si avvaleva di un’articolata rete di corrieri, tutti residenti nella provincia di Vibo Valentia alcuni dei quali incensurati, che si occupavano della consegna dello stupefacente “a domicilio” fino alla città di Messina.
Particolarmente ingegnose erano le modalità di trasporto dello stupefacente dalla Calabria a Messina in quanto, per sfuggire a eventuali controlli, in particolare ai frequenti controlli presso l’area “imbarcaderi” dei traghetti in arrivo a Messina, gli indagati utilizzavano autovetture modificate in alcune parti della carrozzeria, per ricavarne appositi nascondigli (doppi fondi) ove occultare la sostanza illecitamente trasportata. (ale. tru.)
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