CATANZARO «Abbiamo migliorato il testo e questo ci darà la possibilità di un confronto diretto con chi non la vede come noi, ma basta strumentalizzazioni e speculazioni». Così il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro, con riferimento all’autonomia differenziata, parlando con i giornalisti a margine di un dibattito organizzato dall’Uncem, Unione delle Comunità montane, a Catanzaro. Un dibattito a più (e autorevoli) voci, che ha cristallizzato in verità lo scontro politico in atto tra il centrodestra che, sia pure con gradazioni diverse, spinge per l’autonomia differenziata, e il centrosinistra che frena o lo respinge paventando il rischio di una spaccatura del Paese.
A tracciare la linea del confronto, l’Uncem con il presidente nazionale Marco Bussone e il presidente nazionale Vincenzo Mazzei, per i quali il tema merita sicuramente un approfondimento alla luce degli effetti che l’autonomia differenziata potrà avere, effetti che possono indurre a qualche preoccupazione soprattutto per la tenuta degli enti locali e dei comuni più piccoli e delle aree interne, in particolare quelli di regioni alle prese con varie difficoltà come può essere la Calabria. E a afa da traccia anche la relazione del docente Unical Ettore Jorio, secondo cui «sarebbe auspicabile un approccio non politico ma tecnico, e comunque rifiutare tout court l’autonomia differenziata per mero preconcetto sarebbe sbagliato perché significherebbe accettare l’attuale stato di disagio in tanti settori», precisando che «il Ddl Calderoli presenta un problema serio, quello della perequazione, della quale il decreto va nutrito». Nei successivi interventi invece si riprodurranno le differenti posizioni politiche in campo. Il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, conferma la sua «preoccupazione perché la riforma Calderoli non solo aumenta i divari tra regioni offuscando la ricerca dell’uguaglianza ma anche perché incide molto anche sui rapporti tra Regioni e Comuni potenziando il centralismo regionale e sottraendo funzioni e risorse agli enti locali e dei sindaci, che sono i primi a cui si rivolgono i cittadini. Mi rendo conto che è un progetto che arriva alla fine di un lungo percorso che – non ho difficoltà a dirlo – nasce con il centrosinistra, ma confido nella premier Meloni e in Fratelli d’Italia che hanno un Dna diverso da quello di Calderoli e della Lega». Di diverso avviso il presidente della Provincia di Catanzaro, Amedeo Mormile, della Lega, secondo cui «nessuno sta fideisticamente dicendo che sarà un percorso virtuoso che porterà a un cambiamento, ma un cambiamento ci vuole. Il vero pericolo è che bloccare una riforma solo per una contrapposizione politica può significare che il Sud sta bene così com’è, ma invece non va bene». Tesi non accolte dal segretario regionale del Pd, il senatore Nicola Irto, che riconosce che il tutto parte nel 2001 dalla riforma targata centrosinistra, «non condivisibile», ma poi contesta il Ddl Calderoli che amplia le diseguaglianze tra il Nord e il Sud, e specifica che «è inaccettabile un’autonomia differenziata che non tiene conto di un’altra perequazione, quella infrastrutturale, su cui i divari tra Nord e Sud sono enormi».
A concludere Wanda Ferro, sottosegretaria all’Interno con delega agli enti locali. «Abbiamo migliorato il testo e questo ci darà la possibilità di un confronto diretto con chi non la vede come noi, ma basta strumentalizzazioni e speculazioni. L’autonomia differenziata – ha sostenuto Ferro – è un progetto che certamente non spaccherà l’Italia, del resto saremo vigili e attenti. E poi il testo è stato riformato rispetto a come era arrivato, con quella volontà di guardare alle risorse umane, strumentali ed economiche che diano al Sud la possibilità di mettersi alla pari del resto d’Italia. Chi lo avversa è chi lo ha voluto vuoto, è scritto sulla carta, quel Titolo V voluto dal centrosinistra, oggi quindi mi sembra una polemica strumentale fine a se stessa. All’autonomia differenziata poi – ha ricordato il sottosegretario all’Interno – si lega la riforma fortemente voluta dal presidente Meloni che riguarda il presidenzialismo, che può essere un’occasione e dev’essere messa in atto per poter realizzare realmente l’autonomia differenziata”. Secondo Ferro infine “le Regioni avranno un ruolo fondamentale nell’autonomia differenziata, e siamo convinti che con una guida autorevole che conosce bene i meccanismi quale quella del presidente Occhiuto possiamo sicuramente applicarla senza nessuna sperequazione e senza nessuno sconto rispetto a quello che spetta ai cittadini. Ricordo che nel corso di tutti questi anni c’è stata una sperequazione dei fondi, soprattutto in sanità, e forse – ha concluso il sottosegretario all’Interno – è la volta buona che questa norma potrà mettere tutti alla pari». Infine, la Ferro ricorda che il governo è al lavoro per il ritorno delle Province alla vecchia configurazione, quella che prevede l’elezione diretta del presidente attraverso il voto dei cittadini: «Speriamo entro il 2024», conclude. (c. a.)
x
x