«Il ministero della Giustizia ha aperto un’attività conoscitiva e ispettiva» con riferimento all’indagine Aemilia sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta al Nord e sulle accuse ai magistrati inquirenti di non aver indagato sui presunti legami tra esponenti delle cosche calabresi ed esponenti del Pd e del centrosinistra. Lo ha annunciato nel corso del question time alla Camera è stato il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon rispondendo all’interpellanza urgente presentata , al ministero della Giustizia, dal deputato di FdI Gianluca Vinci, di Reggio Emilia, che nel suo ato di sindacato ispettivo aveva preso spunto dalle dichiarazioni di Roberto Pennisi, già magistrato della Direzione nazionale antimafia (con un passato anche a Reggio Calabria), che aveva svelando che nel periodo trascorso alla Dda di Bologna, all’epoca alle prese con gli esordi del maxi processo contro la ’ndrangheta Aemilia, non si volle indagare sulle collusioni tra mafiosi e politica.
«Nel mese di marzo – ha dichiarato Vinci – Nel mese di marzo sono uscite sulla stampa alcune dichiarazioni gravi e, per alcuni aspetti, preoccupanti per quanto riguarda le indagini svolte fino all’anno 2015 in Aemilia, un ex magistrato il dottor Pennisi della Dna ha dichiarato che in qualche modo vi è stata una volontà anche politica di non perseguire esponenti a sinistra e soprattutto rileva un problema che era sotto gli occhi di tanti già all’epoca, cioè il fatto che (cito testualmente) “un’organizzazione mafiosa per essere tale ha bisogno di legami nella politica, nell’economia, nella finanza, altrimenti è una normale banda di criminali e gangster. Ecco in Aemilia è mancata esattamente questa parte dell’indagine: era l’indagine che io volevo fare e che non è stata fatta”. Ricordiamo – ha proseguito Vinci – che anche a seguito di questa indagine (Aemilia, ndr) e delle denunce fatte da una coraggiosa consigliera comunale, Catia Silva, nell’anno 2016 è stato commissariato il primo Comune in Emilia, Brescello, ma anche in questo caso nessun amministratore è stato perseguito. Con questa interpellanza si chiede se il ministro è a conoscenza di questo e se ha intenzione di attivarsi o se sta osservando quanto sta accadendo per quello che potrebbe conseguirne».
A rispondere non è stato il ministro Carlo Nordio, bensì Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali: «La relazione del dottor Pennisi è stata trasmessa in data 3 aprile 2023 dal procuratore nazionale presso la Corte di Cassazione. Su Aemilia è stata avviata da questo ministero un’attività ispettiva e conoscitiva, che al momento risulta coperta da segreto». Nella controreplica Vinci si è dichiarato «soddisfatto, questo sarà utile a rasserenare gli animi, visto che in queste ultime settimane vi sono stati diversi scontri a livello associativo e istituzionale sul territorio reggiano», mentre Giovanni Paolo Bernini, esponente di Forza Italia imputato e poi prosciolto nel maxi-processo, che aveva a sua volta accusato i magistrati di non avere indagato su centrosinistra e Pd, ha rilevato come «con la risposta del Governo su inchiesta Aemilia, guidata dall’ ex procuratore Marco Mescolini, possiamo ben affermare che lo Stato, come la magistratura, hanno al proprio interno gli anticorpi per ribellarsi contro la lobby della malagiustizia politicizzata che ha drogato la storia politico istituzionale negli ultimi 20 anni. Nel caso specifico addirittura infangando gli avversari politici, confondendo così l’opinione pubblica ed ancor più grave lasciando impuniti gli esponenti politici emiliani collusi con il clan mafioso calabrese da decenni».
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