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Trame, Porcelli: «Per combattere le mafie è necessario dare voce alla cultura»

Intervista alla direttrice organizzativa del festival giunto quest’anno alla 12esima edizione: «Le ostilità ci spingono ad andare avanti»

Pubblicato il: 01/06/2023 – 12:07
Trame, Porcelli: «Per combattere le mafie è necessario dare voce alla cultura»

LAMEZIA TERME Quest’anno “Trame” festeggerà il suo dodicesimo anno di vita. A raccontare ciò che accadrà nell’edizione che si terrà come sempre a Lamezia Terme, dal 21 al 25 giugno, (con un’anteprima giorno 20 nella giornata dedicata al rifugiato) è Cristina Porcelli, direttrice organizzativa del festival nato per ragionare e discutere intorno al fenomeno delle mafie, anche grazie alla presenza dei familiari delle vittime innocenti delle criminalità organizzata come Tina Montinaro, moglie di Antonio Montinaro, caposcorta del giudice Giovanni Falcone, ucciso nella strage di Capaci del 1992 e presente quest’anno all’appuntamento calabrese (leggi qui). «Trame – ha affermato Cristina Porcelli nell’ultima puntata de “L’altra Politica”, l’approfondimento de “L’altro Corriere Tv” in onda sul canale 75 – è un presidio culturale che svolge la sua attività per l’intero anno, grazie al sostegno di numerosi volontari. Cinque giorni non solo di eventi e incontri con scrittori, testimoni, rappresentanti delle istituzioni e storie del territorio, ma anche un impegno costante che nasce innanzitutto dall’associazione lametina antiracket, quindi da un gruppo di imprenditori che in un territorio così difficile decide di unirsi e di far fronte al racket locale. Per fare questo è necessario dare voce alla cultura, è necessario passare per le storie e raccontarle in piazza. Dal festival si è arrivati poi a svolgere quest’attività culturale durante tutto il resto dell’anno, coinvolgendo tantissimi ragazzi nelle scuole con incontri che si svolgono con “Trame a scuola”, e attraverso il “Civico Trame”, che è un presidio permanente che si trova a Lamezia e che mette insieme persone, associazioni e territori. Quindi non solo un festival, ma molto di più».

«Le ostilità non ci hanno mai fermato»

Un festival che parla di mafie e che non sempre, in passato, ha trovato delle voci di consenso da parte di chi non amava mettere l’immagine della Calabria e del territorio lametino accanto alla parola ‘ndrangheta. «Tanti storici e sociologi – evidenzia Porcelli – hanno affermato quanto sia alta la capacità di resilienza e di risposta dei territori come la Calabria rispetto ai fenomeni mafiosi. Noi non ci siamo mai chinati di fronte alle critiche, più è alto il tasso di ostilità e più diventa interessante portare avanti il festival. Ne è stato un esempio il periodo della pandemia, in cui le ostilità contingenti sono state davvero forti. Ma quello è stato proprio un momento difficile in cui le certezze sociali ed economiche si erano assolutamente abbassate favorendo il rischio di infiltrazione delle mafie nell’economia. Proprio in quel periodo la “Fondazione Trame” ha deciso proseguire il lavoro di diffusione culturale».

«Trame è una festa e un bagaglio personale per le nuove generazioni»

«Trame è una festa – continua la direttrice organizzativa – per il pubblico ma anche per il dietro le quinte. Al festival partecipano tantissimi ragazzi dai 15 ai 30 anni, il cosiddetto esercito di volontari che decidono di trascorrere queste giornate condividendo una esperienza che li impegna in attività logistiche, nella redazione, ma è anche un’esperienza di condivisione. Tra di loro poi ci sono gli ospiti. L’obiettivo è quello di creare attraverso le attività del festival e non solo, delle connessioni tra persone, tra realtà e associazioni per favorire una partecipazione costante. È per questo che sono nati, per esempio, i laboratori di cittadinanza attiva per giovani generazioni che portiamo avanti tutto l’anno, è per questo che è nata una collaborazione con i nostri volontari e l’istituto penale minorile di Catanzaro dove abbiamo ricostituito una biblioteca in cui si svolgono una serie di attività che poi effettivamente diventano un bagaglio personale per i ragazzi».

Il tema del “Mediterraneo scelto da Giovanni Tizian

Fino al 5 di giugno sarà ancora possibile iscriversi come volontari andando sul sito del festival. «Il tema di questa edizione – rivela Porcelli – è “Mediterraneo”, un argomento più che attuale su cui il direttore artistico della manifestazione Giovanni Tizian rifletteva da molto tempo. Un tema che abbraccia la storia di uno spazio geografico che ci accoglie, ma abbraccia sogni, storie di persone, leggende, ma anche tragici riti e quindi, ecco, è molto interessante da questo punto di vista. Quest’edizione, con uno sguardo molto ampio sui luoghi e sulle storie di cui siamo immersi, consente di dare una lettura molto attuale».

«Ci hanno sempre colpito le storie delle persone che hanno il coraggio di denunciare»

Ma qual è per Cristina Porcelli il senso di questo festival? «In assoluto – afferma – le cose che colpiscono di più, che hanno colpito me in questi anni ma che continuano a colpire i ragazzi e tutti noi che ci lavoriamo, sono le storie delle persone che veramente mettono in gioco la propria vita, la propria famiglia, e trovano il coraggio di fronteggiare, di denunciare, di ritrovare i mandanti degli omicidi dei propri familiari. Ecco, la cosa più forte è questa, le persone che si espongono».

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