ROMA «Con Nordio e Roccella stiamo lavorando a una ipotesi di intervento normativo da portare all’attenzione di uno dei prossimi Consigli dei ministri». Lo dichiara in in una intervista alla Stampa il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Ci sarà, annuncia, «un’azione più collegiale. Quando il governo interverrà, in Parlamento ci sarà l’opportuno confronto tra le forze politiche. Sono sicuro che non mancherà un concreto spirito di condivisione e collaborazione». «L’obiettivo – dice il ministro – è evitare che la violenza o addirittura l’omicidio sia commesso. Le pene severe servono, ma non riportano in vita la vittima e non esauriscono il problema». Come Viminale «stiamo ipotizzando un rafforzamento delle misure di prevenzione personali a partire dall’ammonimento nei confronti degli autori delle condotte violente e di informazione alle vittime, estendendo le possibilità e i casi di intervento del questore. È importante comunicare alle donne vittime di abusi la presenza dei centri antiviolenza che operano sul territorio, mettendole in contatto con queste strutture». Nei confronti degli uomini il ministro pensa «innanzitutto al potenziamento dell’uso del braccialetto elettronico nel caso in cui l’autorità giudiziaria decida l’adozione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, nei confronti dei soggetti indiziati di delitti, consumati o tentati, nell’ambito della violenza di genere e domestica». Ma c’è «un tema più ampio che riguarda l’educazione e la formazione che deve partire con efficacia fin dai primi anni di scuola» perché il femminicidio non è «un fatto individuale ma sociale».
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