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Il documento di un carabiniere per il latitante greco in affari con la ‘ndrangheta

La ricerca di carte d’identità e patenti per Liarakos da parte del boss Forastefano. E l’amico «che inserisce i documenti nelle banche dati»

Pubblicato il: 10/06/2023 – 15:09
Il documento di un carabiniere per il latitante greco in affari con la ‘ndrangheta

COSENZA Una fuga cinematografica da Rebibbia per tornare ai suoi affari milionari nel narcotraffico e un costante tentativo di sfuggire alle ricerche delle forze dell’ordine. Nikolaos Liarakos, 47 anni e una condanna definitiva a 28 sulle spalle, è uomo dalle molte identità. Prima del suo arresto viveva da latitante in Germania ed era in contatto con il clan Abbruzzese-Forastefano. Forniture di droga e armi per la cosca della Sibaritide passavano (anche) attraverso le relazioni di quest’uomo capace di scivolare dal muro di cinta del carcere romano con le lenzuola, nel più classico (e riuscito, in quella circostanza) dei cliché.
Con il boss Pasquale Forastefano, Liarakos discute di come falsificare una serie di documenti d’identità per garantirsi la libertà e tra le carte scambiate via chat appare anche la patente di un carabiniere. È nelle pieghe dell’inchiesta “Gentleman 2” della Dda di Catanzaro che emerge l’esistenza di una rete capace di «inserire i documenti artefatti nelle varie banche dati di competenza per superare i controlli». Il greco chiede a Forastefano di «reperire dei documenti di soggetti di età compatibile con la sua, in modo da poter operare la falsificazione e l’inserimento degli stessi a “sistema”».

«Mi serve un nome pulito». «C’è un carabiniere, te lo mando?»

«…Allora se è possibile mi serve un nome pulito, più o meno uno di 40 anni», chiede al “compare” calabrese. Servono fotocopie per fare dei doppioni, perché in Germania ha «trovato pure» qualcuno che si occupi di realizzare per lui dei documenti digitali («la nuova me la fanno col sistema che c’è il chip, è perfetta per me»). Liarakos ha un «amico che fa tutti i documenti proprio perfetti e di tutto il mondo, passaporti, carte, li mette pure nel sistema», così «quando ti fermano, ti mettono la carta esce tutto originale». Chiede che il documento sia di qualcuno di un’età compresa tra 39 e 43 anni, vanno bene anche «spagnoli».
La sua chat con Forastefano è intercettata dagli investigatori. Il boss del Sibaritide preannuncia l’invio dei documenti («tra poco ti mando la foto… se ci sei così mi dici quale va bene») e, quasi scusandosi, spiega: «Amico, c’è anche un documento di uno che, salvando la faccia nostra, è un carabiniere. Te lo mando?». Il latitante dà il via libera: «Sì è meglio lui… Così mi faccio pure il tesserino», risponde.
“Partono” così i documenti di due persone: una delle due è effettivamente un 38enne (all’epoca dei fatti, siamo nell’agosto 2020) «appartenente all’Arma dei carabinieri» ed estraneo all’inchiesta. Patente, carta d’identità e tessera sanitaria passano da Forastefano a Liarakos assieme ai documenti di un altro uomo, un 48enne originario di San Lorenzo del Vallo. Questo non corrisponde alle caratteristiche delineate dal greco: «Un po’ troppo (probabilmente intende troppo grande di età, ndr) amico mio ma non fa niente». Va bene essere precisi, ma davanti alle esigenze della latitanza anche certi standard si abbassano. (ppp)

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