TRENTO «La ‘Ndrangheta si è inserita sfruttando gli operai e inserendosi nelle cave, ma i problemi esistevano già prima. In ogni caso una nota positiva c’è. L’ultimo tentativo di presentare una lista elettorale comandata dall’esterno è fallito e sembra che i cittadini di Lona Lases siano stufi di come stanno andando le cose. Speriamo che sia il germoglio di una rinascita sociale e civile. Noi però continuiamo a chiedere l’istituzione di una commissione d’accesso, perché solo così si potrà fare chiarezza in merito ai danni che gli ‘ndranghetisti possono aver operato all’interno delle nostre istituzioni». Lo dice Walter Ferrari del Coordinamento lavoratori porfido di Lona Lases, piccolo comune del Trentino al centro del primo processo sulle presunte infiltrazioni dell”ndrangheta nel tessuto economico del porfido. Dopo tre tornate elettorali andate a vuoto per mancanza di candidati, Lona Lases è ancora senza sindaco. Il piccolo comune trentino della val di Cembra, anche alle consultazioni di maggio non ha raggiunto il 50 per cento, la soglia necessaria per validare le elezioni in quanto presente solo una lista capeggiata dall’ex poliziotto Pasquale Borgomeo. Il Comune tornerà dunque nelle mani del commissario Alberto Francini, ex questore di Trento, che dovrebbe restare un altro anno. «In val di Cembra certi meccanismi erano presenti e attivi sin dagli anni ’80 – aggiunge Ferrari -. Tutto era nelle mani dei cavatori e quando a Lona Lases l’amministrazione comunale è sfuggita al loro controllo e ha iniziato a voler rivedere i canoni di concessione eccessivamente generosi nei loro confronti, gli amministratori locali si sono visti bruciare le macchine e hanno preso a ricevere minacce. Quell’esperienza amministrativa è stata fatta finire ma alla fine le cose sono venute a galla con l’inchiesta ‘Perfido’. Noi come Comitato nella questione ‘ndrangheta ci siamo un po’ inciampati a seguito del brutale pestaggio di un operaio cinese che chiedeva solo di venire pagato per i mesi di lavoro svolti senza vedere il becco di un quattrino. Abbiamo dato una mano a questa persona ed abbiamo aiutato a far uscire la verità. Però i problemi stavano e stanno a monte perché di fatto coi canoni attuali, la val di Cembra perde 10 milioni di euro all’anno, che sono poi la cifra che dovremmo incassare se i canoni di concessione dell’estrazione del porfido fossero adeguati alla normativa europea e questo perché chi estrae si è fatto le leggi in modo da conseguire il maggior vantaggio possibile», conclude.
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