BOVALINO Aveva svolto indagini su traffico di armi, stupefacenti, sequestri di persona perpetrati dalla ‘ndrangheta e che nella Locride seminavano il terrore, senza lasciare scampo a donne e bambini. Nel periodo dei morti ammazzati per strada, delle estorsioni, dei soprusi giornalieri che interessarono il territorio reggino negli anni ‘80, il brigadiere dei carabinieri Antonino Marino svolgeva il ruolo di comandante della stazione a Platì. Dopo aver sposato una donna della Locride, il sottufficiale dei carabinieri venne trasferito a San Ferdinando, nella Piana di Gioia Tauro, dove continuò con impegno e costanza sulla stessa strada.
Originario di San Lorenzo, nel Reggino, Marino stava dedicando la sua vita alla lotta ferrea alla criminalità organizzata. Aveva solo trentatré anni quando una mano armata dalla ‘ndrangheta pose fine alla sua vita. Era la sera dell’8 settembre 1990, il brigadiere era con la moglie e il figlio a Bovalino Superiore in occasione della festa patronale. Tra la folla c’era un killer armato pronto a colpire e che approfittò della confusione generatasi durante lo spettacolo pirotecnico per esplodere colpi di arma da fuoco. Il brigadiere fu portato d’urgenza in ospedale, ma morì poco dopo. La moglie incinta e il figlio di quasi due anni rimasero feriti. Il delitto, consumatosi tra centinaia di persone e nel corso di una festa religiosa, scosse profondamente Bovalino e la Locride, e lasciò una profonda ferita in tutta la comunità. L’omicidio rimase per quindici lunghissimi anni con diversi punti interrogativi. Soltanto nel 2014, dopo le rivelazioni di un pentito, per l’omicidio di Marino furono condannati a trent’anni di carcere Francesco Barbaro e Antonio Papalia.
A trentatré anni dalla sua morte Bovalino ricorda il sacrificio del brigadiere Marino con una cerimonia che ogni anno si celebra prima nella piazza a lui intitolata, con la deposizione di una corona d’alloro, e poi con una messa nella Chiesa di San Nicola di Bari. A celebrare la funzione religiosa il vescovo di Locri, monsignor Francesco Oliva e i cappellani militari don Aldo Ripepi e don Vincenzo Ruggiero. Presenti il prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani, il comandante provinciale di Reggio Calabria, il colonnello Marco Guerrini, il sindaco di Bovalino Vincenzo Maesano, e altre autorità militari e civili.
«È necessario fare memoria affinché le nuove generazioni non dimentichino il vile gesto fatto nei confronti di un servitore dello Stato che ha sempre lavorato per difendere la comunità», dichiara al Corriere della Calabria Vittoria Marino, moglie del brigadiere. «Ogni anno – aggiunge infine – per me è importante ricordare questa vicenda per i giovani e per tutta comunità. Voglio che mio marito riceva da parte di tutte le Istituzioni e della comunità gli onori militari e civili che merita».
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