Si è svolto ieri pomeriggio, venerdì 15 settembre, un incontro promosso da una nutrita delegazione dei dirigenti scolastici calabresi fuori regione e i responsabili regionali delle organizzazioni sindacali del comparto scuola.
All’incontro erano presenti Domenico Denaro della Cgil, Giuseppe Cavallo e Raffaele Vitale della Cisl, Andrea Codispoti e la responsabile nazionale Rosa Cirillo della Uil, Francesco Talarico di dirigenti Scuola e Francesco Sacco dell’Associazione Nazionale Presidi.
Nel corso della riunione sono state rappresentate le problematiche dei Ds calabresi che, nonostante il carattere regionale del loro ruolo, sono costretti a prestare servizio fuori dalla Calabria. Ciò per gli effetti distorti – hanno ricordato i presidi “esiliati” calabresi – di un concorso concepito su base regionale ma con una graduatoria nazionale.
«Un concorso molto impegnativo – riferiscono i dirigenti fuori regione – che ha richiesto anni di sacrifici e di studio, ma investito anch’esso da una miriade di ricorsi che ne hanno via via snaturato l’impianto iniziale. Uno degli effetti è stato quello di dirigenti scolastici costretti ad accettare l’incarico fuori dalla Calabria e, a partire da quest’anno, vedersi negato anche il diritto alla mobilità e quindi alla prospettiva di poter rientrare nella propria regione di residenza».
Non sono mancati gli interventi di dirigenti che hanno messo in evidenza anche le difficoltà economiche di chi è costretto ai costi enormi di residenza in altre regioni pur mantenendo mutui e spese in Calabria ma soprattutto quelle umane di famiglie divise, con il triste corredo di anziani e figli minori lasciati a casa. Tutto ciò mentre in Calabria si assegnano all’incirca ben 75 reggenze, e un solo dirigente viene chiamato a reggere più istituti scolastici su numerosi comuni con evidenti ricadute sull’offerta formativa sul territorio. «A ciò – si legge in una nota – si aggiungeranno gli effetti del dimensionamento scolastico, approvato nell’ultima legge di bilancio, che porterà alla soppressione in Calabria, nei prossimi tre anni, a partire da settembre 2024, di ben 79 dirigenze e poi 82, con accorpamenti massicci tra istituti scolastici. Nasceranno mega istituti di minimo 900 alunni distribuiti su una miriade di comuni anche molto distanti tra loro. Nonostante le rassicurazioni del Ministero ciò produrrà inevitabili tagli al personale Ata e docente e, anche dei “punti di erogazione del servizio”, cioè dei plessi, con bambini e ragazzi che dovranno essere trasportati, nel segmento dell’obbligo, a km di distanza o a sobbarcarsi lunghi viaggi dall’alba al tramonto nel segmento delle scuole superiori».
«Una scelta – continuano i dirigenti “esiliati” – evidentemente deleteria sul piano del diritto allo studio in una regione che invece avrebbe più bisogno di una scuola ben distribuita sul territorio come presidio della presenza dello Stato. Ma anche scioccamente antieconomica, perché i lievi risparmi sui costi del personale scolastico saranno completamente assorbiti e surclassati dalle spese che le regioni, e in particolare la Regione Calabria, dovranno sobbarcarsi per garantire i trasporti agli alunni e agli studenti su un territorio particolarmente difficile sul piano orografico e in ritardo su quello infrastrutturale. Per i lavoratori calabresi della scuola continuerà l’esodo verso le regioni del Centro Nord che si è ormai consolidato negli ultimi anni, diventando strutturale».
«L’intero nostro sistema formativo – è l’analisi –, dalla scuola alle nostre Università, continuerà a formare quadri da destinare all’amministrazione e al sistema delle imprese di altre parti del Paese, una inarrestabile emorragia di cervelli e di risorse umane che impoveriranno ancora di più la Calabra e il Mezzogiorno. L’indubitabile calo demografico non può, in alcun modo giustificare un tale disastro. Altro che decreti Caivano. Ecco perché le questioni sollevate dai DS calabresi fuori regione vanno ben al di là di pur legittime richieste di garanzie di diritti individuali negati, primo fra tutti quello alla mobilità».
I dirigenti scolastici calabresi fuori regione hanno chiesto alle organizzazioni sindacali di farsi portavoce delle seguenti richieste:
1. Revisione del dimensionamento scolastico calabrese da razionalizzare e proporzionare nel tempo evitando “tagli selvaggi”;
2. Consentire i trasferimenti in ingresso (diritto completamente negato quest’anno);
3. Riconoscere criteri trasparenti per la mobilità, primi fra tutti quello della residenza e degli anni di servizio;
4. Permettere la mobilità professionale con distacchi e comandi presso le altre amministrazioni (come Usr e Aatt) e trasferimenti anche solo temporaneo su sedi nominali;
5. Prevedere concretamente un Piano di Rientro.
Le organizzazioni sindacali presenti hanno apprezzato l’impostazione dell’incontro e condiviso largamente la piattaforma proposta sulla quale, del resto, come sottolineato in particolare da Rosa Cirillo, sono già impegnate a livello nazionale. Hanno, dal canto loro, sottolineato l’esigenza di coinvolgere le rappresentanze politiche e istituzionali della Regione, a cominciare dal presidente della Giunta Regionale fino alla delegazione parlamentare calabrese. Il prossimo passo sarà la richiesta di un incontro con il presidente della Regione Roberto Occhiuto e poi con tutta la delegazione parlamentare calabrese «per investire il ministero e il governo nazionale di quella che non è pretenzioso definire come “vertenza Calabria”». (redazione@corrierecal.it)
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