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Brilla la stella di Berardi. «Talento puro, gioca con la gioia di un bimbo»

I primi calci al pallone in Sila prima del “salto”. Il carattere “particolare” e gli amici lo legano al Sassuolo. Storia di un anti-campione

Pubblicato il: 28/09/2023 – 16:40
Brilla la stella di Berardi. «Talento puro, gioca con la gioia di un bimbo»

ROMA Un carattere forte, “particolare”, ma un grandissimo campione ed un bravissimo ragazzo. Chiunque abbia conosciuto Domenico Berardi lo descrive così. Ieri l’attaccante del Sassuolo ha strabiliato tutti grazie ad un assist eccezionale e al gol-vittoria del 2-1 contro l’Inter a San Siro.
L’immagine del talento puro, che a volte si inabissa e poi riemerge. Ed ancora una volta tutti, dagli addetti ai lavori ai tifosi, si sono domandati come mai non giochi in una big, italiana o straniera, preferendo la sana provincia calcistica. Eppure la punta della Nazionale in ogni sessione di mercato viene accostato ad una grande squadra: dalla Juve, all’Inter o, quest’estate, alla Lazio. Forse è proprio per quel carattere “tutto suo”. «Domenico – racconta all’Ansa Paolo Mandelli, uno degli allenatori che lo ha scoperto 12 anni fa a Sassuolo e che ora allena la Primavera del Modena- è sempre stato molto coerente con se stesso e ha fatto sempre le cose che gli piaceva fare. A Sassuolo si divertiva e si diverte. Lui ha mantenuto l’animo del bambino che gioca a pallone che aveva quando è arrivato qui».

I primi calci al pallone nella Sila calabrese

Berardi da bambino ha tirato i suoi primi calci al pallone in un piccolo paesino nell’entroterra della Sila calabrese fino a quando «è arrivato qui a Modena a trovare il fratello dopo un provino con la Spal. Il suo provino andò male ma un nostro collaboratore lo vide mentre giocava a calcetto con gli amici del fratello grande e ce lo segnalò». Da allora ha giocato sempre con la maglia del Sassuolo. «Passò i primi sei mesi con gli allievi e poi con me – ricorda Mandelli – Era un ragazzo particolare con un carattere tutto suo. A lui piaceva stare con gli amici che si sceglieva». Giovanissimo, fece il ritiro con la prima squadra, all’epoca allenata da Di Francesco. «Gli dissi di portarlo in ritiro e di trattarlo bene perché era un po’ chiuso e molto testardo. Ma era normale, era ancora un ragazzino. Dopo 15 giorni Eusebio mi chiamò e mi disse che non sarebbe tornato con la Primavera e che sarebbe già stato titolare alla prima di campionato». E fu così. Da quel giorno 327 presenze e ben 128 gol con i neroverdi. La conquista della Nazionale con la quale ha realizzato sei gol in 25 partite. Ed ogni anno la “telenovela” del suo passaggio ad una big. Quella che è andata più vicino al suo cartellino è stata la Juventus che aveva avuto anche un diritto di prelazione ma non lo ha esercitato.
Forse i bianconeri temevano le intemperanze caratteriali. Berardi ad inizio carriera ha collezionato una serie di squalifiche. «Era lui stesso durante quei periodi a chiedere di giocare con la Primavera», lo giustifica Mandelli. Perché «a lui piace sempre giocare»: «Da allora ha saputo domare quell’istinto di giocatore di strada. Ha mantenuto l’animo del bambino che gioca a pallone. Ha mantenuto la genuinità che si perde da professionisti. Gioca a San Siro allo stesso modo di una partitella tra amici. Per lui giocare è gioia». Quest’estate il nuovo avvicinamento alla Juve, poi alla Lazio, Ma entrambe le trattative sono saltate. «Anno dopo anno fa sempre meglio. Sarei curioso di vederlo anche io in una big europea – conclude Mandelli – Se lo meriterebbe. Ma magari non ci va perché a lui non gliene frega nulla. Potrebbe essere un rimpianto ma a me sembra che a lui non interessi. Preferisce vivere la gioia del momento». (Ansa)

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