Finalmente ci siamo, la Regione Calabria ha preso la via della Coesione Interistituzionale infatti è la prima Regione d’Italia, che nell’iter di una Legge così importante nel campo della tutela della popolazione dalle emissioni radioelettriche di campo elettromagnetico, che già altre regioni hanno realizzato da anni, ha attuato la Coesione Istituzionale per superare l’empasse, la Legge Quadro sulla Tutela della popolazione dai Campi elettromagnetici risale al 2001. Primo passo la Delibera del Dipartimento territorio e tutela dell’ ambiente settore 05 – bonifiche e recupero aree degradate – contrasto all’inquinamento – sanzioni ambientali, N°. 7920 DEL 14/07/2022 avente per oggetto:
“Realizzazione del catasto regionale delle sorgenti di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico e disposizioni attuative (art.9 legge n. 36_2001)”, a firma dell’ing. Salvatore Siviglia. Istituzione competente per la creazione del catasto la Legge Quadro individua l’Arpacal. Ma dobbiamo precisare che l’ArpaCal era da tempo che stava lavorando in tal senso, ma la Delibera del Dipartimento della Giunta Occhiuto del Luglio 2022 ha dato il via ad una proficua attività che accompagna l’Azione di Coesione Interistituzionale a partire dall’ARPACAL oggi gestita dal Commissario Prof. Gen. Errigo Emilio che destinataria per la Legge Quadro dei compiti di implementazione e gestione del CERCAL (Catasto delle sorgenti elettriche, magnetiche e elettromagnetiche) ottenendo già dei fondi per lo scopo dal Ministero per l’Ambiente avendo partecipato con ottimi risultati per la bontà dei progetti proposti. Passando ad un’ altra tappa importante a Luglio del 2023 è stato sottoscritto un Protocollo d’Intesa interistituzionale tra Arpacal, Corecom e Anci, questo protocollo primo in Italia è di esempio per tutti coloro che operano sul territorio sia appartenenti ad enti locali, Imprese Pubbliche e Imprese Private che operano in Calabria. Altra tappa fondamentale è l’approvazione da parte del Consiglio Regionale del progetto di Legge n. 169 dal titolo Proposta di legge recante: Disciplina regionale in materia di impianti radioelettrici ai fini di un efficace sviluppo delle reti di telecomunicazioni in osservanza della tutela ambientale e sanitaria della popolazione. di iniziativa dei Consiglieri regionali Ferdinando Laghi e Pasqualina Straface approvato da Consiglio Regionale il 25 settembre 2023.
Per una semplice valutazione temporale basta tenere presente che la Legge quadro di tutela delle Emissioni Elettromagnetiche risale al 2001, quindi stiamo parlando di 22 anni, prendendo questo solo esempio nasce spontanea una semplice domanda ma come è possibile raggiungere la tanto desiderata normalità se passano 22 anni in cui i Comuni che sono l’ultimo baluardo della tutela, in quanto devono rilasciare le autorizzazioni affinché vengano costruite le nuove stazioni radio base per telefonia mobile (oggi sempre di piu’ immagini e video e non solo voce) non hanno avuto una legge regionale operativa, a loro supporto.
In particolare resta sempre l’annoso problema di affrontare con opportuni approcci la mediazione su diverse esigenze. Vediamo quali sono: la Pianificazione della collocazione delle sorgenti, il cosiddetto Piano di Localizzazione delle stazioni radiobase per telefonia mobile con estensione anche ai dati (immagini, video e audio), mediare con la necessità dello sviluppo del territorio in quanto se coperto da servizi di telecomunicazioni certamente ne avranno un vantaggio tutti gli operatori commerciali residenti, opportunità di attivare processi di telelavoro o smart-working, ricadute sulle scuole, sul turismo anche fuori stagione. Dotandosi di un sistema sinergico istituzionale in cui si possono valutare e calcolare con figure professionali preposti che oltre conoscere i sistemi di radiazione delle stazioni radiobase conoscono anche la sistemistica con cui sono state progettati i sistemi di radiocomunicazione utilizzati nelle stazioni radio base. Con questo approccio sistemico ed istituzionale in cui dovrebbero anche essere coinvolti gli iscritti all’Ordine degli ingeneri settore dell’informazione gli unici competenti per legge a conoscere gli impianti radioelettrici, sia dal punto di vista progettuale, di messa in esercizio e di prove e collaudo dei volumi di irradiazione dei campi elettromagnetici, tutto cio’ pone un piano delle antenne alternativo al mero approccio urbanistico e paesaggistico riducendo notevolmente il contenzioso da una parte degli Operatori e Gestori di Stazioni Radiobase ma anche il contenzioso che nasce dalle preoccupazioni dei cittadini percio’ l’importante lavoro di valutazione calcolato dell’esistente permette di fare una analisi sull’istallato senza pregiudizio alcuno sui vari Operatori e Gestori di Stazione Radiobase perché oggi la precisione dei calcoli preventivi sono fondamentali e far uscire la Pubblica Amministrazione di quella perdita di controllo dell’interesse pubblico e non del solo mercato. Sicuramente se la PA ha a disposizione degli strumenti adeguati puo’ primeggiare mettendo in evidenza i bisogni pubblici a tutele delle imprese da una parte e della tutela della popolazione dall’altra. Fatta questa premessa abbiamo chiesto un parere all’Ing. Francesco Pugliese di Novi Siri in provincia di Matera, titolare di PuglieseProgettazioni, uno studio professionale altamente qualificato nella valutazione dei campi elettromagnetici, ed in particolare sui calcoli di previsione per esempio per i Piani Comunale di Localizzazione degli impianti radioelettrici e per le misure per controllo delle emissione elettromagnetiche, già consulente per diversi Comuni in tutta Italia.
Ing. Pugliese, quali sono i benefici di poter valutare preventivamente l’impatto elettromagnetico di una determinata stazione radio base/traliccio prima della sua reale realizzazione fisica?
La valutazione di una singola stazione radio base (ossia quello che comunemente viene chiamato “ripetitore”) avviene per legge prima della realizzazione di un impianto, da parte dell’ ARPA regionale. Ma mentre queste valutazioni riguardano esclusivamente i limiti massimi di emissione, ed avviene a localizzazione già scelta, il Comune ha facoltà (o l’obbligo, in certe Regioni) di adottare preventivamente un Piano complessivo di localizzazione, ai sensi di una legge quadro nazionale (la 36/2001), per minimizzare quanto più è possibile i livelli generali di esposizione della popolazione e allo stesso tempo, disciplinare al meglio le installazioni anche dal punto di vista urbanistico. In genere questo tipo di Piano è noto come “Piano antenne”.
Una volta disciplinato il parco delle antenne utilizzate in un determinato Comune, valutando l’impatto ambientale dei campi elettromagnetici sulla popolazione secondo i livelli stabiliti dalla Legge dello Stato esistenti, qual è secondo lei, dal punto di vista professionale, che opera anche sotto l’egida deontologica del rispetto delle regole dell’arte l’utilità del Comune nell’investire risorse per attuare un Piano Antenne che riesca a mediare tutte le varie esigenze, di popolazione e imprese?
Il vantaggio principale di un Piano antenne è ovviamente quello di perseguire una minimizzazione delle esposizioni ai campi elettromagnetici da parte della popolazione e, nel fare questo, di permettere al Comune, ossia all’ ente locale più vicino al territorio, di poter incidere e portare anche le proprie istanze nel processo decisionale di localizzazione degli impianti radioelettrici, in particolare quelli della telefonia cellulare, che altrimenti sarebbe esclusivo appannaggio degli operatori.
Un Piano antenne deve essere anche uno strumento che agevola lo sviluppo delle reti di telecomunicazioni, e non ostacolarlo, per cui da un lato deve fornire delle localizzazioni tecnicamente valide anche dal punto di vista radioelettricomagnetico, dall’altro può agevolare gli operatori stessi mettendo a disposizione aree comunali idonee. Di conseguenza, un altro vantaggio non trascurabile per il Comune è quindi la possibilità di poter intercettare, mediante i canoni di affitto per l’uso di aree comunali da parte dei gestori degli impianti, delle risorse economiche da poter poi magari destinare alla tutela ambientale.
Con l’avvento del 5G in cui le sorgenti tenderanno ad aumentare rispetto a quelle oggi presenti, che consiglio si sente di dare agli Amministratori dei Comuni , mi potrebbe separare la domanda con due risposte una per i Comuni piccoli e l’altra per i Comuni medio-grandi.
Un Piano antenne è, allo stato attuale, l’unico strumento che ha una Amministrazione comunale per poter incidere sulla pianificazione del proprio territorio per quanto riguarda gli impianti di telecomunicazioni. Anche in quelle Regioni dove non vige un obbligo di adozione dato dalla legge regionale, dovrebbe essere perciò lampante la opportunità e la convenienza di adottare, al più presto possibile, un tale strumento, sia per i Comuni medio-grandi, ma anche per i piccoli Comuni che non di rado nel nostro Paese sono comunque territori molto pregiati, e con architetture storiche, e la cui popolazione deve essere parimenti tutelata. Occorre però tenere ben presente un dato fondamentale, che fa la differenza tra uno strumento pianificatorio efficace e un piano inutile e dunque uno spreco di risorse: un Piano Antenne non è un ulteriore piano paesaggistico: ciò che lo contraddistingue è appunto il particolare contenuto tecnico-scientifico volto, come esplicitamente recita la citata legge quadro, a minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici. Dunque un Piano antenne deve essere tecnicamente valido affinché sia efficace ed anche a prova anche di eventuali contestazioni, e dato che la valutazione dell’impatto elettromagnetico è una materia molto complessa, occorre affidare queste valutazioni a specifici esperti del settore. Poiché purtroppo non esiste ancora, a livello legislativo, un elenco ufficiale di esperti in elettromagnetismo (come avviene invece per esempio per altre discipline, per esempio per l’impatto acustico), il consiglio è quindi quello di affidarsi a riconosciuti professionisti che operano in questo ambito e che siano iscritti all’Albo degli Ingegneri dell’Informazione, gli unici a cui compete per legge (d.P.R. 328/2001) la “pianificazione, la progettazione, lo sviluppo, la direzione lavori, la stima, il collaudo e la gestione di impianti e sistemi elettronici, di automazione e di generazione, trasmissione ed elaborazione delle informazioni”, ossia degli impianti di telecomunicazione.
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