LAMEZIA TERME Quando «anche a Reggio Calabria c’è un giudice» e quando «è possibile fare un’accoglienza dal volto umano». Nella rubrica settimanale “A chiare lettere”, a cura di Antonio Cantisani, l’approfondimento de “L’altro Corriere Tv” andato in onda oggi dopo il tg delle 14,20, focus sulla vicenda del processo a carico di Mimmo Lucano per presunte irregolarità nella gestione dei migranti a Riace dopo la sentenza della Corte d’appello di Reggio Calabria che, smontando «la mostruosa sentenza» di condanna a 13 anni in primo grado, ha condannato Lucano a un anno e sei mesi ma solo per una residua ipotesi di falso su una determina assolvendolo – «con la formula il fatto non sussiste» – per i reati più gravi. «Due effetti – si rimarca – sono sottintesi alla decisione dei giudici reggini di secondo grado: il modello Riace non è stato un’esperienza criminale come invece ha cercato di narrare la destra sovranista, e soprattutto è stata sfatata la criminalizzazione personale di Lucano».
La sentenza della Corte d’appello di Reggio Calabria restituisce giustizia all’esperienza di un Comune e di un ex sindaco che, sia pure con limiti e qualche ombra, tuttavia hanno mostrato il lato migliore della Calabria. «Questa vicenda comunque – si evidenzia “A chiare lettere” – consegna due messaggi: il primo è che “c’è un giudice a Reggio Calabria”, nel senso che c’è anche una giustizia che sa ricondurre i fatti alla giusta dimensione e non si lascia trascinare dai venti del momento. E il secondo è che ci può essere anche un’accoglienza fatta di solidarietà, di umanità e di mutuo soccorso e non solo di blocchi navali, migranti da sparare a vista o da far affondare a poche centinaia di metri dalla costa». (redazione@corrierecal.it)
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