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il pensiero

«A brigante, brigante e mezzo»

Cosa hanno in comune le città di Catanzaro (dal versante opposizione) e Lucca (dal versante maggioranza)? Nulla. Anzi sì. Hanno, all’interno dei rispettivi consessi civici, personaggi che la pensa…

Pubblicato il: 30/10/2023 – 8:31
di Bruno Gemelli*
«A brigante, brigante e mezzo»

Cosa hanno in comune le città di Catanzaro (dal versante opposizione) e Lucca (dal versante maggioranza)? Nulla. Anzi sì. Hanno, all’interno dei rispettivi consessi civici, personaggi che la pensano allo stesso modo per quanto riguarda negare l’intitolazione di una via pubblica a un personaggio politico e, invece, concederla a un altro. Nella fattispecie: negarla a Pertini e concederla ad Almirante.

Al colto e all’inclita è noto che Sandro Pertini fu perseguitato per il suo impegno politico contro la dittatura di Mussolini, e nel 1925 fu condannato a otto mesi di carcere per aver redatto un opuscolo antifascista. Fu arrestato e condannato dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato prima alla reclusione e successivamente al confino. Pertini, che era sanguigno, soleva dire: «A brigante, brigante e mezzo», volendo dire che, alle volte, contro un avversario che usa metodi poco leali, poco corretti, poco istituzionali, bisogna controbattere alla stessa maniera. Ed è lecito addirittura rincararne la dose (un mezzo) o meglio usare le sue stesse maniere in maniera più furba e anche più cattiva. Altrettanto noto è che Giorgio Almirante sia stato un funzionario del regime fascista durante la Repubblica Sociale Italiana per la quale ricoprì la carica di capo di gabinetto al Ministero della cultura popolare.

*giornalista

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