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La storia

Italiana reclusa in carcere da 3 mesi in Kazakistan: «Aiutatemi»

La 18enne Amina Milo avrebbe subito violenze da parte dei gendarmi. Dalla cella l’appello all’Italia

Pubblicato il: 30/10/2023 – 12:52
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Italiana reclusa in carcere da 3 mesi in Kazakistan: «Aiutatemi»

ASTANA È avvolta nel mistero la storia di Amina Milo Kalelkyzy, una diciottenne italiana di origine kazaka che da mesi sta vivendo un calvario nel Paese causato dove si era recata in vacanza con la madre. La ragazza è in carcere ad Astana, accusata dalla polizia locale di traffico internazionale di stupefacenti, ma si dichiara innocente e vittima di un grande sopruso da parte dei militari locali.
«Mia figlia è disperata – ha dichiarato la madre, Assemgul Sepanova -, è stata vittima di violenze da parte dei gendarmi», «per due volte le hanno negato ì domiciliari è lei ha tentato di uccidersi. Lo stress le ha fatto perdere già nove chili, le sue condizioni fisiche stanno deteriorandosi. E sta ancora peggio perché nessuno le crede. Ha a che fare con dei lupi…».
La ragazza, riferisce Il Giorno, ha consegnato nelle mani della donna un biglietto di poche righe: «Chiedo aiuto all’Italia e in particolare al ministro Tajani, vi prego aiutatemi, voglio tornare a casa». La Farnesina segue il caso e il nostro ministro degli Esteri ha dato disposizioni all’ambasciata ad Astana per garantire la massima assistenza alla connazionale, che riceve visite regolari da parte del personale consolare italiano in Kazakistan. Durante le fasi processuali, viene assicurato, un funzionario dell’ambasciata ha sempre partecipato come osservatore.
Il ministero e l’ambasciata ad Astana confermano che continueranno a occuparsi del caso ea fornire assistenza alla connazionale. Amina vive con la famiglia a Lequile, un centro di novemila abitanti della provincia di Lecce dove è nata e ha sempre vissuto. Non parla, secondo la madre, una parola di kazako o russo e quindi i suoi problemi sono aggravati dalla lingua. Alla fine di giugno, mentre era in vacanza in Kazakistan, è stata arrestata assieme a un coetaneo del posto che sembrava avesse con sé della droga. Dopo una notte in cella, Amina era stata rilasciata ma il 4 luglio due poliziotti l’hanno di nuova fermata e portata in una casa dove sarebbe stata maltratta, tanto che la madre dice che ha lividi e ferite sul corpo.
Questa seconda custodia è della durata di 16 giorni durante i quali i carcerieri avrebbero tentato un ricatto: «Se ci dai 60mila euro – hanno comunicato alla mamma – la liberiamo, ma non devi avvertire le autorità». Ma la donna ha denunciato il fatto al nostro consolato che si è mosso per la liberazione della ragazza. Amina è stata così scarcerata, ma appena due giorni dopo, invitata a passare dalla sede della Polizia per firmare alcuni fogli, è stata di nuova fermata e portata questa volta nel carcere della capitale.
L’avvocato che le è stato assegnato e il nostro personale diplomatico hanno chiesto più volte il rilascio, ma i giudici ritengono Amina a rischio fuga.
Anche il padre adottivo, Sergio Milo, si rivolge al governo italiano perché possa intervenire in questa vicenda «in cui sono stati lesi tutti i diritti internazionali: mia figlia è stata tenuta sotto sequestro per giorni senza nessuna prova, senza nessun indizio, senza darle un avvocato né un interprete». In caso di processo Amina rischia fra i 10 ei 15 anni di carcere.

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