STECCATO DI CUTRO «Abbiamo sentito un forte rumore della legna che si è spezzata e poi abbiamo visto delle luci dei telefoni. Non si è capito nulla». Inizia così il racconto drammatico di Ivan Paone, Paolo Chefaly ed un loro amico della notte del 26 febbraio 2023, quando a poche centinaia di metri dalla costa di Steccato di Cutro, sono morti in mare più di 100 migranti. È stata Presa Diretta, su Raitre, ad accendere nuovamente i riflettori su una vicenda che ha scosso la coscienza degli italiani. Poi le prime immagini drammatiche di quella notte. «Attorno a quella barca non c’erano altre», racconta Ivano -. E alle 4,34 ho chiamato la Guardia costiera e mi hanno risposto “sappiamo già di questa imbarcazione”. Poi mi hanno chiesto informazioni sulla distanza della barca e ho spiegato che c’erano persone in mare». Ed il racconto diventa sempre più drammatico. «Ci siamo buttati subito in mare per tirare le persone che erano prive di sensi». E alla domanda se fossero riusciti a salvare qualche bambino: «Purtroppo no, i bambini non riuscivano a nuotare ed i loro corpi sono arrivati in spiaggia cadaveri». «Appena li sentivamo gridare li raggiungevamo, era l’unica indicazione che avevamo».
«Se ci fossero stati i soccorsi si sarebbero potute salvare molte più persone». Alle 4,30 la prima pattuglia dei carabinieri, almeno 20 minuti dopo il naufragio. Un’ora dopo alle 5,30 arriva un’ambulanza e una vettura della Guardia costiera. I naufraghi – sottolinea Presa Diretta – non trovano persone e nessun dispositivo di sicurezza ad attenderli.
Poi la testimonianza di Hassad che viaggiava con lo zio ed il fratellino di soli 7 anni. «Abbiamo aspettato 3 ore in mare, ci siamo aggrappati a dei pezzi di legno, l’acqua era molto fredda ed il mio fratellino è morto tra le mie braccia». «È morto per il freddo e non per l’annegamento – precisa Hassad -. Ho continuato a nuotare assieme a mio fratello fino a quando è arrivata la guardia costiera ed ha salvato me e mio zio. Ma purtroppo per mio fratello era troppo tardi».
Teodoro ed Antonio Grazioso sono gli altri pescatori giunti sul posto della tragedia. Anche loro raccontano le anomalie nella macchina dei soccorsi.
Nel corso della trasmissione è stato anche sentito l’avvocato Francesco Verri nel pool di legali che assiste i migranti coinvolti nel naufragio. «Non si sono dati il cambio – dice ai microfoni di Presa Diretta – bastava che si fossero dati il cambio, bastava che la Guardia costiera intervenisse come ha sempre fatto». Per questa vicenda, si ricorda in trasmissione, la Procura della Repubblica di Crotone ha iscritto nel registro degli indagati 6 persone di cui 3 finanzieri. I reati contestati sono omissione di atti d’ufficio, omicidio colposo e naufragio. Ci sarebbe un altro elemento emerso dalle indagini, rivela Presa Diretta. Secondo il perito della Procura, la rotta e la velocità del caicco riferite da Frontex alle Autorità italiane erano sbagliate. Potrebbe aver inciso sulle operazioni di soccorso, ventila come ipotesi la trasmissione di Iacona.
Vittorio Alessandro, l’ex ammiraglio ora in pensione, è stato portavoce dalla Guardia costiera fino al 2012 e rivela una sua riflessione su cosa sia successo a Cutro quella notte. «Penso che l’attività di polizia in mare dovrebbe essere parallela, ma non dovrebbe accadere quanto è avvenuto in Italia e quanto sta avvenendo e cioè che si debbano programmare le politiche migratorie in mare. In mare si fa il salvataggio. Una volta portate sulla terra le persone si decide cosa fare». Alla domanda posta dall’inviato di Presa Diretta sull’influsso della politica, l’ufficiale in pensione risponde diretto: «Prima la politica non interveniva era un mondo a parte, adesso sembra che si debba “mangiare” politica al Sar». (rds)
x
x