‘Ndrangheta nel reggino, la profezia di Cosimo Borghetto: «Mi stanno per arrestare»
Per la Dda di Reggio Calabria era «bene informato sull’ordine temporale delle ordinanze nella zona di San Sperato e Pellaro»

REGGIO CALABRIA Il timore di imminenti arresti, latitanze di fatto e reti di protezione e di solidarietà ‘ndranghetistica. Cosimo Borghetto è in ansia, teme l’esecuzione di misure cautelari a suo carico ed a carico del fratello Gino. I due vengono descritti dai collaboratori di giustizia, «unitamente al cognato Paolo Latella, come storici “capi famiglia” della cosca egemone nei quartieri Modena e Ciccarello». La circostanza è emersa nel corso dell’operazione denominata “Garden”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Nel mirino degli investigatori è finita la cosca di ‘ndrangheta Borghetto-Latella, che avrebbe conquistato, nel tempo, con le modalità tipiche delle associazioni mafiose, il controllo delle attività criminali ed economiche di un’ampia zona di Reggio Calabria, coincidente con i quartieri di Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra.
«Non sto dormendo a casa…che ci arrestano»
E’ l’8 luglio 2020 quando Cosimo Borghetto viene intercettato mentre è al telefono con Matteo Perla. «Non sto dormendo a casa lo sai…che ci arrestano pure…» e lo stesso ammette di aver compiuto una serie di fughe notturne per il timore di operazioni di Polizia. Ma come faceva Cosimo Borghetto ad avere la “certezza” di una attività di indagine da parte delle forze dell’ordine? A «spifferarlo» sarebbe stato un appartenente alle forze dell’ordine. Ed in effetti proprio in quei giorni veniva eseguita l’ordinanza cautelare emessa nel procedimento denominato “Imponimento“.
Secondo l’accusa, Borghetto era molto bene informato tanto da sapere con ordine temporale preciso che le ordinanze custodiali avrebbero riguardato la zona di San Sperato e Pellaro. «Mi stanno per arrestare allora non capisci… già lunedì è pure pronto, è già da sei mesi che poi mi dicevano che in settimana la facevano invece la settimana è già passata». «Prima di farla a Pellaro mi hanno detto che ci sono i Barreca pronti, poi la fanno a Croce, perché stanno facendo la famiglia tutta unita». Ed ancora «hanno un’operazione devi dirgli di dirglielo (…) dice che dovevano fare questa di San Sperato… la dovevano fare invece poi hanno fatto quella… che vuoi che ti dico, ma io mi spavento…venti anni Giorgio, eh quello voglio dire… ieri mi sono coricato con Nino». I due fratelli Borghetto, con l’appoggio della rete dei sodali, hanno trascorso più notti fuori casa, stando bene attenti la mattina successiva, prima del rientro nelle rispettive abitazioni, di consultare i giornali per avere notizia dell’esecuzione di eventuali ordinanze. «Speriamo che non sia uscito niente». Anche se gli stessi, si mostrano consapevoli della possibilità di ricevere una soffiata su eventuali operazioni. «Minchia…ce ne andiamo tranquilli pa, pa, pa, pa… fai attenzione….minchia veramente… siamo partiti a duemila… vabbè penso che qualche telefonata, una mezza telefonata…una cosa..».
La possibile latitanza
Chi indaga intercetta un dialogo ritenuto importante per le investigazioni con protagonisti Cosimo Borghetto e Matteo Perla detto “Giorgio”. Oggetto del colloquio, la possibile latitanza dei fratelli in caso di una operazione e il reperimento di abitazioni nascoste nelle quali vivere durante il periodo di fuga. «Ieri sono andato in due, tre posti, prima mi ha detto sì quello poi… si è spaventato che vengono… ora faccio andare a mio fratello… che c’è una casa chiusa… faccio andare mio fratello… in quella casa… a Gino… e quella libera era quella di Tonino… siccome non gli piace dove sta andando ora… è pericoloso dice che ha visto uno l’altra volta che non gli è piaciuto… per trovargli una casa… ora dice ho un appuntamento alle quattro e mezza, che esce lui, appena lo becco gli devo dare un calcio in culo… hai capito? mi volevano dare un’altra casa, quella là di coso, là sopra…», dice Cosimo Borghetto. Che ovviamente aveva anche pensato al reperimento del denaro necessario per sopravvivere – in caso di fuga – e per consentire alla famiglia di non subire ripercussioni economiche. «Devo prendere diecimila euro per campare… eh il resto….sono sofferente come a te…ogni volta viene morto di fame e senza niente».