ROMA «Una decisione di grande rilevanza politica per l’intera comunità internazionale in una fase di grande instabilità e di incertezza». Lo dichiara il presidente della Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in merito alla decisione del Consiglio europeo di avviare i negoziati per l’adesione di Ucraina e Moldavia all’Unione.
«Il processo negoziale non sarà agevole e richiederà tempo, anche per il profondo impatto dell’allargamento sul settore agricolo. L’Ucraina, in particolare, è tra i primi esportatori al mondo di cereali e semi oleosi», sottolinea Giansanti.
Per effetto della sospensione dei dazi e dei contingenti sulle importazioni accordata dalla UE a seguito dell’invasione russa, l’Ucraina è diventata il terzo fornitore di prodotti agroalimentari della UE, dopo Brasile e Regno Unito. Nel 2021, le importazioni degli Stati membri ammontavano a 7 miliardi di euro. Un anno dopo erano salite a più di 13 miliardi. Nei primi sei mesi di quest’anno, secondo i dati della Commissione europea, si è registrato un ulteriore aumento del 45% in valore sullo stesso periodo del 2022. Grano, mais, semi oleosi, zucchero e uova i prodotti più esportati sul mercato europeo. Anche i costi dell’adesione saranno elevati e non compatibili con l’attuale dimensione del bilancio dell’Unione europea”, aggiunge il presidente della Confagricoltura.
«L’estensione all’Ucraina della vigente politica agricola comune (Pac) determinerebbe maggiori oneri finanziari nell’ordine di 100 miliardi di euro in sette anni. A bilancio invariato, dovrebbero essere tagliati di almeno il 20% i trasferimenti agli agricoltori negli attuali Stati membri».
«Alla luce di queste cifre, risulta di tutta evidenza che le nuove adesioni dovranno essere precedute da appropriate decisioni dell’Unione. È indispensabile un appropriato aumento del bilancio comune e delle risorse finanziarie da assegnare al settore agricolo», conclude Giansanti.
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