Già solo pronunciare la parola “stroncatura” per un giapponese è complicato, eppure a Yokohama c’è chi fa la fila per gustarla. Ai fornelli di un ristorante che nel nome, “Costa Viola”, evoca un magnifico litorale e i suoi sapori e profumi non c’è – come si potrebbe immaginare – un calabrese emigrato in Oriente, ma uno chef giapponese innamorato della Calabria che è tornato nella sua terra dopo una lunga e appassionante parentesi a Bagnara Calabra. È Takaaki Shibuya che fino al 2017 ha gestito il suo ristorante “I 10 mondi”. Con la Calabria ormai nel cuore, cinque anni fa ha aperto un nuovo locale, “Costa Viola”, in cui riproduce piatti del sud Italia con ingredienti nipponici. In queste settimane lo ha raggiunto un’altra creativa cuoca giapponese ormai calabrese d’adozione: Aiko Otomo che fa l’apicoltrice e vive ad Aprigliano (Cosenza) e intanto sperimenta e contamina, incrociando le culture e i sapori. Per i due è un ri-trovarsi, Aiko lo considera un “maestro”, «il tirocinio nel suo ristorante, sei anni fa è stato molto importante nella mia formazione» spiega.
In comune hanno il pallino di contaminare la cucina giapponese con ingredienti calabresi. Da anni ormai Aiko realizza percorsi gastronomici originalissimi: il morsello giapponese, il sushi con erbe spontanee o formaggi dei caseifici locali, una rivisitazione dei dorayaki con il fagiolo poverello di Mormanno e le fragole di Curinga, ravioli al vapore col suino nero di Calabria, yakimeshi con la cipolla di Tropea, shumai di maiale con lo zafferano di Castiglione.
L’Italia è ormai la sua casa ma in Giappone torna spesso, sempre seguendo il filo della sua passione: la cucina.
A gennaio, a Yokohama, questa popolosissima città giapponese, famosa per i centri commerciali e per la ristorazione, si terrà un evento che vedrà come protagonisti i due chef, impegnati a preparare piatti della tradizione calabrese utilizzando olio, vino, miele, pasta, passati e altri prodotti di piccole aziende che operano in Calabria.
Aiko è entusiasta: «Qui molti giapponesi non conoscono la Calabria – spiega – la scoprono attraverso i piatti di Takaaki che interpreta le ricette calabresi utilizzando il pesce o le verdure locali». E i clienti apprezzano? «Moltissimo! – dice – Adorano piatti del Sud Italia come la stroncatura, i primi preparati con il pesce spada o gli arancini».
Da quelle parti l’idea della cucina italiana è molto standardizzata: «Molti clienti cercano nel menù del ristorante prosciutto e melone, pizza margherita, pasta alla bolognese – sorride Aiko – e qualche volta rimangono delusi quando gli viene detto che non potranno mangiare queste cose. Quando però scoprono il gusto della Calabria non si pentono di aver accettato di provare qualcosa di nuovo e fanno la fila per tornare». (redazione@corrierecal.it)
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