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Gli affari in Svizzera degli Anello, tra Rolex, Ferrari e ristoranti. L’infiltrato: «Con Marco Galati andammo a Maranello»

Nell’ultima udienza, in collegamento, l’agente undercover elvetico. «Era il proprietario del Bellavista, ma faceva anche il cuoco»

Pubblicato il: 18/12/2023 – 16:51
di Giorgio Curcio
Gli affari in Svizzera degli Anello, tra Rolex, Ferrari e ristoranti. L’infiltrato: «Con Marco Galati andammo a Maranello»

LAMEZIA TERME Una cosca in grado non solo di operare in modo capillare sul proprio territorio di appartenenza, in Calabria, ma anche oltre il confine nazionale e, in particolare, in Svizzera. È uno dei capitoli più significativi dell’inchiesta “Imponimento” della Dda di Catanzaro portata a termine ormai oltre 3 anni fa, il cui processo – nel troncone ordinario – è ancora in corso al Tribunale di Lamezia Terme. Come già emerso, i primi “segnali” sono già arrivati dall’inchiesta “Gentleman”, condotta anche questa dalla Distrettuale antimafia di Catanzaro, con l’arresto nel 2015 di 32 persone. Anche in quel caso, erano emersi alcuni contatti telefonici tra quello che è considerato il boss, Rocco Anello, e due soggetti legati alla ‘ndrina e residente nel territorio elvetico ovvero Carmelo Masdea, attivo nell’edilizia, Fiore Francesco Masdea e Marco Galati, tutti e tre coinvolti nel processo “Imponimento”.  

Gli affari in Svizzera

Secondo le risultanze investigative, Rocco Anello sebbene non risultasse titolare di alcuna attività imprenditoriale ma dipendente dell’azienda agricola dell’amico Vittorio Giardino, «avrebbe comunque investito in diversi settori, come ad esempio quello alberghiero, della ristorazione, ma anche nel settore delle attività finanziarie per il tramite di alcuni prestanome». Tra questi proprio Carmelo Masdea e Marco Galati, agganciati in Svizzera da un agente infiltrato della Polizia Federale elvetica.

Ristorante “Bellavista” a Muri (Svizzera)

L’agente sotto copertura

Nell’ultima udienza davanti ai giudici del Tribunale lametino, ha parlato in collegamento proprio uno degli agenti “undercover”. Nel contro esame dell’avvocato Biffi, l’agente ha spiegato la natura degli affari di Galati emersi in Svizzera, a cominciare dal ristorante “Bellavista”. «Marco Galati è risultato proprietario e cuoco di questo ristorante» ha spiegato «era presente in cucina e, alla fine, quando i clienti erano prossimi a lasciare il locale, si sedeva con loro, tra noi, per mangiare qualcosa». Alle cene organizzate al “Bellavista” «andavo spesso da solo, ma alcune volte anche insieme ad altri agenti sotto copertura».

I contatti e l’amicizia con Galati

Nell’interrogatorio, l’agente undercover ha spiegato anche come è avvenuto il “contatto” con Galati. «Mi sono presentato con l’identità fittizia ovviamente, mentre la fiducia è nata incontrandoci, un po’ alla volta, mangiando e bevendo qualcosa insieme, così è nata la simpatia». «La procedura tattica non posso spiegarla, ma ci sono state ovviamente indicazioni su come agire». Una volta acquistata la fiducia di Galati, l’agente ha spiegato la natura dei rapporti. «Parlavamo sempre in tedesco, solo qualche volta in italiano e comunque quando esagerava gli chiedevo di tradurre». «L’obiettivo – ha spiegato l’agente – era instaurare un rapporto di fiducia per ottenere informazioni». «Da parte nostra non abbiamo mai provocato o sollecitato Galati, ma solo partecipato alle loro conversazioni riportando poi i contenuti». A proposito dei contatti, «il numero preciso non lo ricordo» ha detto l’agente «ma sono stati due anni di trattazione di rapporto. Ogni tanto facevamo una stima, ma il numero totale non lo ricordo. L’agente di contatto l’ho incontrato prima dell’intervento e dopo, attraverso dei briefing».

Rolex e Ferrari

Nel corso del tempo passato insieme all’indagato, l’agente sotto copertura è riusciti ad esempio a comprendere il tenore di vita di Galati. «Parlava spesso di orologi di lusso di diverse marche importanti e Rolex, ma non ricordo che abbia mai parlato di assicurazioni degli orologi». Poi uno dei pochi viaggi in Italia. «Da parte nostra non è mai stato proposto un viaggio in Italia – ha spiegato l’agente – ma da parte sua sì, a Filadelfia, in Calabria, ma non abbiamo accettato». «Siamo stati però in Italia, a Maranello, alla scuderia Ferrari». A proposito di affari, di diamanti e trasporto valuta, l’agente undercover ha spiegato: «Ne abbiamo solo parlato, ma solo idee, non l’abbiamo mai preso in considerazione». (g.curcio@corrierecal.it)

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