È stato un 2023 durissimo per il Cosenza calcio. L’ennesimo anno di sofferenze acute e miracoli sportivi da non dimenticare. Uno stato di angoscia e gioia irrefrenabili a cui il popolo silano ormai è abituato.
La salvezza conquistata all’ultimo secondo di una partita, in quel di Brescia, che sembrava ormai segnata, è stata la conferma di quanto la piazza bruzia combatta da sempre o – per limitarsi alle stagioni della B – da sei anni, tra la sopravvivenza e l’anonimato, senza alcuna via di mezzo o di uscita. Dopo la rocambolesca permanenza in cadetteria firmata William Viali che poi è fuggito ad Ascoli non fidandosi delle promesse di rilancio del presidente Eugenio Guarascio, lo stesso patron silano e il suo fido Roberto Gemmi (ds riconfermato per un solo anno) l’estate scorsa si sono affidati a Fabio Caserta, tecnico di Melito Porto Salvo in cerca di riscatto dopo annate tra alti (pochi) e bassi (non pochi). Gli hanno messo a disposizione una rosa che, rispetto ai limiti evidenti, specie nel reparto offensivo, delle annate precedenti, pareva essere attrezzata per un torneo quantomeno rilassante. E, forse, proprio in virtù degli arrivi roboanti dei vari Tutino, Forte, Canotto e Mazzocchi, si è sottovalutata la precarietà di una difesa nettamente più debole rispetto al recente passato e un centrocampo privo di elementi di carisma. L’avvio di stagione era stato convincente, tanto da far credere che si potesse puntare persino ai playoff. Invece ben presto sono emerse tutte le anomalie e i limiti di un progetto tecnico che probabilmente non è mai esistito, dall’attacco ricco di doppioni ed elementi non al top della forma e della convinzione, fino, appunto, alla difesa. E poi l’allenatore, quel Fabio Caserta di cui tutti dicevano un gran bene, rivelatosi alla fine abbandonato al suo destino, fragile e confuso oltremisura nel mettere in piedi un’idea tattica stabile e soprattutto credibile. Oggi, dopo aver assaporato la zona playoff, il Cosenza è nuovamente invischiato in quella playout e la sensazione è che ci rimarrà fino alla fine del torneo. Nelle ultime dieci giornate del girone di andata, giusto per rendere l’idea di ciò che sta (ri)accadendo dalle parti del “San Vito-Marulla”, i Lupi hanno totalizzato 4 punti, vincendo una sola volta (nessuna squadra ha fatto peggio). C’è chi chiede un nuovo allenatore e calciatori motivati. Difficile capire se anche stavolta tutto questo basterà ad evitare alla città un’altra estate tormentata.
Crema: il gol salvezza di Andrea Meroni realizzato al 94′ al “Rigamonti” di Brescia resta il punto più alto e folle di un 2023 avaro, tanto per cambiare, di soddisfazioni.
Amarezza: sarebbero troppe le amarezze (non originali) da elencare, ma forse la più grande del 2023 per l’ambiente silano resta la sconfitta nel derby del “Ceravolo” contro il Catanzaro. Più che altro per la mancanza di carattere, attaccamento alla maglia e reazione espressi da una squadra che da quel momento in poi si è persa chissà dove. (Francesco Veltri)
Un anno da incorniciare. Si chiude per il Catanzaro l’anno del tanto agognato ed inseguito ritorno in serie B. Dopo 17 anni di vani tentativi, fallimenti e avvicendamenti societari, delusioni e playoff persi a ripetizione, con la famiglia Noto al timone, il club ha finalmente trovato il giusto equilibrio, l’assetto migliore per imboccare la via per il ritorno tra i cadetti e lo ha fatto sbaragliando la concorrenza e stravincendo il proprio girone di serie C.
Una cavalcata entusiasmante partita da lontano ma che nel 2023 ha trovato la sua giusta consacrazione. Torneo vinto a marzo con ben 93 punti conquistati (il record di punti in serie C), 98 gol fatti e appena 17 subiti.
Una promozione mai in discussione che ha consacrato Iemmello e soci fattisi poi trovare subito pronti alla serie cadetta. Nessuno scotto nell’impatto con la nuova categoria, nessun divario da colmare con le avversarie. Il Catanzaro ha sin da subito interpretato un ruolo da protagonista, di fatto continuando vincere e stupire come aveva fatto in serie C. Sono arrivate le vittorie contro Spezia (3-0 al Ceravolo) e Sampdoria (1-2 a Marassi) fresche di retrocessione dalla serie A ma anche quelle entusiasmanti al Barbera di Palermo (1-2) e al Ceravolo nel derby contro il Cosenza (2-0).
Un anno di straordinari successi e numeri da capogiro che la formazione giallorossa chiude al settimo posto in serie B con 30 punti, con il riconoscimento da parte degli addetti ai lavori di essere la più bella sorpresa del torneo, la squadra che gioca il miglior calcio della serie B.
Crema: in un anno di vittorie a ripetizione e successi a raffica sono due i momenti da incorniciare. Il primo il 19 marzo a Salerno, quando davanti ad oltre 10mila tifosi provenienti da tutta Italia la squadra di Vivarini ha strappato il pass per la serie B battendo 2-0 la Gelbison. Il secondo il 26 novembre con la vittoria nel derby sul Cosenza (sempre per 2-0) nella prima sfida tra le due compagini dopo il ritorno in serie B delle aquile.
Amarezza: trovare un difetto a questo anno straordinario del Catanzaro non è cosa facile. Certo il calo nei risultati delle ultime giornate macchia, proprio sul finire, un anno solare altrimenti perfetto. Nelle ultime nove gare sono arrivate sei sconfitte che hanno in parte minato le certezze di un gruppo che è e resta granitico ed encomiabile, che sta andando oltre le aspettative e che intende continuare a sognare. (Stefania Scarfò)
Il 2023 è stato terribile per la Reggina, esclusa dal campionato di serie B per una serie di inadempimenti finanziari che hanno portato al fallimento del club e alla conseguente giusta contestazione della tifoseria, rimasta, tra bizzarri interventi politici e cambi di proprietà (da Felice Saladini a Manuele Ilari e ritorno finale di Saladini) appesa a un filo fino alla sentenza incontrovertibile del Consiglio di Stato. Un’estate a dir poco tribolata che ha colpito ancora una volta una realtà dimostratasi sempre passionale, generosa e attaccata ai colori sociali nonostante le numerose peripezie che hanno contraddistinto la storia recente del calcio cittadino. Il club è ripartito dalla serie D con una nuova società, Lfa (La Fenice amaranto) Reggio Calabria del presidente Virgilio Minniti e del direttore generale Antonino Ballarino, preferita dal Comune al progetto apparentemente più ambizioso (anche se «a termine») del noto e focoso imprenditore toscano Stefano Bandecchi, sindaco di Terni.
Pur ottenendo discreti risultati, la squadra guidata dall’ottimo Brunello Trocini, partita in netto ritardo rispetto alla concorrenza, nel 2024 non riuscirà sicuramente a centrare l’obiettivo promozione in serie C (i punti di distacco dalla capolista Trapani sono 15). Serie C che vorrebbe abbandonare, invece, il Crotone, lo scorso anno a dir poco sfortunato nel trovare sulla sua strada un Catanzaro da record. La creatura del presidente Vrenna, però, quasi certamente dovrà puntare al salto di categoria attraverso i playoff, considerata l’attuale distanza di dieci punti dalla capolista del girone C Juve Stabia. L’episodio forse più cremoso e al tempo stesso amaro della stagione, è stato l’esonero, rientrato nel giro di poche ore su richiesta della squadra, dell’allenatore Lamberto Zauli. Un passo indietro della società pitagorica inconsueto nel mondo del calcio. L’augurio per il Crotone e per tutte le formazioni calabresi è che il 2024 sia ricco di successi e rinascite reali. (redazione@corrierecal.it)
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