REGGIO CALABRIA Revocata la misura a carico di Filippo Dotta (cl. ’69), finito in carcere ad ottobre scorso nel corso del blitz “Atto quarto” coordinato dalla Dda di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, a carico di soggetti indagati per associazione mafiosa ed altri reati, ritenuti affiliati alle cosche di ‘ndrangheta Libri e Tegano-De Stefano di Reggio Calabria.
Dotta, in particolare, era stato arrestato insieme a Edoardo Mangiola (cl. ’80) perché ritenuti i concorrenti materiali e morali dell’agguato che è quasi costato la vita ad Antonio Baggetta, il 17 maggio del 2017 a Reggio Calabria. Secondo i giudici del Riesame, dunque, Dotta non avrebbe avuto un ruolo nel piano omicidiario, ma hanno comunque confermato l’ipotesi accusatoria di associazione mafiosa.
Alla base dell’agguato, così come ricostruito dalle forze dell’ordine, ci sarebbe stata l’esistenza di una relazione sentimentale clandestina tra Baggetta e l’ex moglie di Domenico Sartiano, intestataria tra l’altro del distributore di benzina dove proprio la vittima dell’agguato lavorava. Gli inquirenti hanno ricostruito, anche grazie alle intercettazioni e alle risultanze investigative, l’episodio criminoso. Già dal 21 aprile del 2017, infatti, Mangiola e Dotta, con l’aiuto di Domenico Vincenzo Ferrara (tra gli indagati) iniziano ad adoperarsi per individuare a Reggio Calabria, e in particolare nella zona di San Cristoforo e dintorni, un luogo sicuro dove poter nascondere armi e mezzi. Un sito che non solo doveva essere adeguato, ma anche facilmente raggiungibile «in caso di necessità», scriveva il gip nell’ordinanza.
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