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l’inchiesta

‘Ndrangheta in Veneto, chiesto il processo per 40 persone legate agli Arena-Nicoscia

Tutti coinvolti nell’operazione “Taurus 2” della Dda. A 11 indagati contestata l’imputazione di associazione per delinquere di stampo mafioso

Pubblicato il: 24/01/2024 – 16:15
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‘Ndrangheta in Veneto, chiesto il processo per 40 persone legate agli Arena-Nicoscia

La Procura distrettuale antimafia di Venezia ha chiesto il rinvio a giudizio per 40 persone, tutte coinvolte a vario titolo nell’inchiesta contro le cosche di ‘ndrangheta della provincia di Verona e che ruotano, in particolare, attorno alla famiglia Giardino, legata – secondo gli inquirenti – alla cosca Arena – Nicoscia di Isola di Capo Rizzuto. L’indagine altro non è che la prosecuzione dell’operazione “Taurus”. A 11 indagati, in particolare, i pm contestano l’imputazione di associazione per delinquere di stampo mafioso. Tra questi ci sono i presunti promotori ed organizzatori, Rosario Capicchiano e Alfonso Giardino. Il primo strettamente legato al capo riconosciuto, Antonio Giardino “Totareddu”; il secondo considerato il referente del gruppo criminale nell’area di Verona, entrambi già condannati in primo grado in un precedente processo.

Le accuse

 Agli indagati vengono contestati reati risalenti al periodo compreso tra il 2006 e il 2020: estorsioni, rapine, sequestro di persona, furti, emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, illecita detenzione di armi, minacce, lesioni, violenze private e truffa. Tra le vicende ricostruite dagli investigatori – scrive ancora Il Gazzettino – c’è quella legata al rinvenimento a Mestre, nel novembre del 2006, di un ordigno esplosivo. Un episodio viene citato dagli inquirenti per dimostrare l’esistenza di un clima mafioso: Antonio Giardino si sarebbe recato in un bar, armato di pistola, per consegnare al titolare una somma di denaro a titolo di “indennizzo” per la rapina di cui era stato vittima.

La posizione di Filippi

Stralciata – come riporta “Il Gazzettino” – la posizione dell’ex senatore leghista vicentino, Alberto Filippi. L’uomo, infatti, era accusato di essere il mandante di due atti intimidatori avvenuti nel 2015 e nel 2018. I pm Lucia D’Alessandro e Stefano Buccini hanno così accolto la tesi difensiva. Filippi è stato indicato quale mandante dei cinque colpi di pistola che, nell’estate del 2018, furono esplosi contro l’abitazione del giornalista padovano Ario Gervasutti, attuale capo redattore de “Il Gazzettino”, nonché di concorso in estorsione e danneggiamento a seguito di incendio, con l’aggravante mafiosa, per l’atto commesso ai danni di alcuni beni di una società di Pisa per indurre i titolari a chiudere una controversia di natura economica. Il presunto esecutore materiale, Santino Mercurio, zio del pentito, ha negato ogni suo coinvolgimento. (redazione@corrierecal.it)

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