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Repice: «Marulla e Bergamini sono l’ultima ancora a cui ti aggrappi quando stai per sprofondare»

Intervista al radiocronista Rai (cosentino doc): «Li porto a teatro per placare il senso di colpa che mi porto dentro»

Pubblicato il: 01/02/2024 – 15:58
di Francesco Veltri
Repice: «Marulla e Bergamini sono l’ultima ancora a cui ti aggrappi quando stai per sprofondare»

COSENZA Denis Bergamini e Gigi Marulla. Due simboli, due personaggi indimenticabili nella storia del Cosenza calcio e della sua città. Su di loro negli anni sono stati versati fiumi di inchiostro: le prodezze sul campo, i gol, le promozioni, le salvezze e il dolore immenso per essere andati via troppo presto. Tutto questo e anche altro è stato inserito in uno spettacolo teatrale, scritto dai giornalisti Francesco La Luna, Andrea Marotta e Francesco Repice. Proprio quest’ultimo, cosentino doc e noto per essere la voce ufficiale di Radio Rai della Nazionale italiana di calcio, ripercorrerà la storia dei due campioni rossoblù. Lo abbiamo intervistato dopo il suo annuncio social (lo spettacolo andrà in scena il 28 febbraio al teatro Rendano) che in poche ore è stato accolto a Cosenza con grande entusiasmo.

Partiamo da una domanda classica, come nasce l’idea dello spettacolo teatrale?

«Nasce fondamentalmente da un senso di colpa, latente ma molto incalzante, soprattutto negli ultimi anni. Io sono uno di quei calabresi che hanno lasciato la propria terra e dopo un po’ di anni senti l’esigenza di dover risarcire il debito. Anzi, più che risarcire il debito, ho sentito il bisogno di placare quel senso di colpa che mi porto dentro. Il debito lo avrò sempre con la mia terra perché mi ha fatto nascere lì ed è la più grande grazia che una persona possa ottenere nella propria esistenza. Mi sentivo di dover fare qualcosa. Occupandomi di calcio, essendo nato a Cosenza e legato a quei colori che hanno avuto dalla loro parte due monumenti che hanno onorato la nostra città e la nostra maglia insieme a tutti i gruppi di tifosi di cui si è parlato per anni in tutta Italia, mi sono detto, perché no? Sarebbe stato anormale non averla avuta questa idea».

Un progetto nato un anno fa.

«Sì, ne ho parlato con Francesco La Luna e Andrea Marotta che subito mi hanno mostrato grande entusiasmo, anche perché obiettivamente sono giovani e hanno più forze di me. Abbiamo liberamente tratto il tutto dal libro di Andrea (“Lontano da me”, ndr)».

Marulla e Bergamini, “8 e 9 fora maluacchiu”: cosa rappresentano per te queste due figure?

«Rappresentano l’ultimo baluardo a cui dobbiamo attaccarci per farci piacere il pallone. Siamo malati di questo gioco e loro sono quelle ancore a cui ti attacchi quando stai per sprofondare. Ci sono Marulla, Bergamini, c’è Gigi Riva ed io continuo come un Don Chisciotte contro i mulini a vento a dire no, il pallone è questo, sono loro. Io mi attacco alla loro ancora».

Due calciatori atipici, che raccontano come pochi la gioia e il dolore di una realtà di provincia del profondo sud. Nel calcio di oggi esistono ancora calciatori così?

«Oggi è vietato avere contatti con i calciatori come accadeva in passato. Ti mettono le conferenze stampa quando dicono loro, ci sono dei paletti inutilmente rigidi da rispettare, in questo modo non si raccontano le storie, non c’è contatto umano. Poi, per fortuna, c’è chi come me che nella sua carriera crea dei rapporti personali e magari può uscire fuori qualche sorpresa con qualche calciatore che ti dice delle cose davvero, perché ti rispetta e sa bene che tu non sei mai sceso nel gossip e nelle vicende pruriginose che eccitano i frequentatori dei social. Però, bisogna ammetterlo, per il resto il rapporto manca e questa è una grande disgrazia. Gigi Riva rappresentava proprio questo, la possibilità di avere all’interno di uno spogliatoio delle persone di cui poterti fidare».

Cosenza non è mai stata in serie A eppure, grazie proprio a queste sue bandiere entrate nell’immaginario collettivo, in parte è come se compensasse quella mancanza.

«Hai ragione e ti faccio un esempio. Io vivo a Roma da sempre e sono romanista. La Roma ha vinto pochissimo rispetto ad altri club. E però la Roma aveva Totti, i tifosi della Roma avevano Totti e tutto il resto passava e passa in secondo piano. La grandezza di certe realtà è proprio questa, quando ci sono determinati personaggi come Denis Bergamini e Gigi Marulla che con la loro presenza rassicurano i tifosi. Tu dici: io non vinco, ma ho quei due in squadra che ce l’hanno messa tutta, si sono disperati e hanno gioito come ho fatto io. Hanno rappresentato le mie istanze come avrei voluto che si facesse. Tutto ciò non è affatto una roba di poco conto».

Cosa dobbiamo aspettarci da questo spettacolo? Ho sempre pensato che attraverso il calcio e le sue storie belle e drammatiche, Cosenza sia riuscita a raccontare sé stessa nel modo più incisivo.

«È proprio così, io voglio raccontare proprio questo, la cosentinità attraverso una palla, uno stadio, un quartiere, attraverso due ragazzi, e non solo due. La gente deve aspettarsi tante emozioni. Per una volta voglio far parlare il pallone».

Siamo alla fine e un parere sul Cosenza guidato da Fabio Caserta mi tocca chiedertelo.

«Quest’anno non credo si possa imputare alla società di non aver fatto la squadra. Ma io più in generale vorrei tanto che la Calabria venisse rappresentata ai massimi livelli. Chi è in Calabria non può capire fino in fondo ciò che vivono quelli che stanno lontano, tutti vorrebbero che il Cosenza, il Catanzaro, la Reggina, la Vibonese fossero più in alto. Perché è un modo per sentirsi riscattati. Io sul Cosenza più che una visione tecnica ho un sogno: voglio vederlo ai playoff». (f.veltri@corrierecal.it)

È possibile prenotare il biglietto dello spettacolo cliccando qui: https://bit.ly/RepiceCosenza

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