ROMA «La protesta è la punta dell’iceberg di un profondo disagio degli agricoltori europei. Per troppo tempo e per troppi anni non sono stati ascoltati». A dirlo, in un’intervista alla Stampa, è Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. Sulle accuse di immobilismo, Giansanti replica: «Potrei fare un elenco lunghissimo di ciò che abbiamo fatto. Uno su tutti, il pacchetto di incentivi per l’agricoltura 4.0, che ha portato gli investimenti da 300 milioni a 2,2 miliardi di euro. Posso anche dire che in Italia i ‘trattori’ non manifestano per il gasolio agricolo perché abbiamo ottenuto la detassazione fino al 2026». Ma il problema, secondo Giansanti, è che in Europa «per troppi anni non sono state ascoltate le esigenze del settore agricolo. Anziché accompagnarci verso un mercato sempre più competitivo, l’Europa ci ha chiesto di diminuire anche del 20% la produttività. Ci sono riforme che annullano la possibilità di stare sul mercato», come «la norma sulla restaurazione delle aree naturali in quantità superiori al 10%, o la limitazione fino al 65% dell’utilizzo di prodotti fitosanitari, che sono le medicine delle piante. Significa non poter curare le piante». Nell’Ue «manca una visione, la politica dell’attuale Commissione non risponde ai valori fondativi di armonizzare l’agricoltura in Europa. Ho conosciuto il precedente commissario europeo, avevamo immaginato una politica costruita sulle esigenze degli agricoltori. Questa Commissione non ha tenuto conto della guerra in Ucraina e del Covid. Si attiene a ecoschemi, modelli non produttivi. Strada completamente sbagliata». E la carne coltivata «è l’apoteosi della follia di quest’ultimo periodo dell’Europa».
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