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LETTERA R | «Siate eretici». La pedagogia di don Luigi Ciotti e la sfida di Libera – VIDEO

Puntata dedicata al rifiuto della «cultura dell’indifferenza» in vista della manifestazione a Cassano allo Ionio del 17 febbraio

Pubblicato il: 12/02/2024 – 15:20
LETTERA R | «Siate eretici». La pedagogia di don Luigi Ciotti e la sfida di Libera – VIDEO

LAMEZIA TERME «“L’indifferenza è il peso morto della storia”. Lo insegnava Antonio Gramsci. L’indifferenza diceva, “è abulia, parassitismo, vigliaccheria. L’indifferenza non è vita” e chiudeva con questa sua massima molto forte sul piano educativo: “odio gli indifferenti”. C’è un antidoto, noi ci chiediamo, alla filosofia dell’indifferenza che poi produce una pedagogia della subalternità? La risposta è ovviamente sì e oggi noi vi proponiamo una strada alternativa alla cultura dell’indifferenza. E lo facciamo attraverso un celebre passaggio della pedagogia di don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera, del gruppo Abele, probabilmente una delle figure che meglio lega il suo magistero educativo all’esperienza, ad esempio, di Barbiana e di don Lorenzo Milani». Inizia così l’ultima puntata di “Lettera R”, lo spazio di approfondimento su L’altro Corriere Tv curato dal prof Giancarlo Costabile. Questo passaggio si chiama “Siate eretici” spiega Costabile, e «in realtà è un invito rivolto soprattutto ai giovani, che noi proveremo oggi a leggere insieme». «Vi auguro di essere eretici. Eresia viene dal greco e vuol dire “scelta”. Eretico è la persona che sceglie e, in questo senso, è colui che più della verità ama la ricerca della verità. E allora io ve lo auguro di cuore questo coraggio dell’eresia» continua Ciotti. «Vi auguro l’eresia dei fatti prima che delle parole. L’eresia della coerenza, del coraggio, della gratuità, della responsabilità e dell’impegno. Oggi è eretico chi mette la propria libertà al servizio degli altri, chi impegna la propria libertà per chi ancora libero non è». «Eretico è chi non si accontenta dei saperi di seconda mano, chi studia, chi approfondisce, chi si mette in gioco in quello che fa. Eretico – prosegue Ciotti – è chi si ribella al sonno delle coscienze, chi non si rassegna alle ingiustizie, chi non pensa che la povertà sia una fatalità. Eretico è chi non cede alla tentazione del cinismo e dell’indifferenza, chi crede che solo nel “noi” l’io possa trovare una realizzazione». Quindi sarà la chiusura, il messaggio forte, eretico e chi ha il coraggio di avere coraggio. Eresia diventa un po’ la parola che regge anche il progetto di “Lettera R”, perché l’eresia è una parola che si trasforma in azione, costruisce cammini di nuova responsabilità sociale. È una parola dinamica, è una parola che costruisce sentieri di coscientizzazione, è una parola che produce autonomia, autonomia cognitiva e sociale. È una parola che rovescia la filosofia dell’indifferenza, rovescia e mette in discussione la pedagogia dell’inginocchiatoio; è una parola che prova a costruire una pedagogia della speranza, del riscatto, una pedagogia del cambiamento e della trasformazione sociale». «L’invito di Luigi Ciotti – conclude Costabile – è a diventare tutti eretici, tutti cioè in cammino lungo la strada della verità, intesa come ricerca e non come possesso, come strumento per produrre nuove libertà, come strumento per produrre attraverso nuove consapevolezze, soprattutto nuovi diritti di prossimità, nuovi diritti di cura». Noi utilizziamo queste parole «proprio per chiudere la trasmissione di oggi, rinnovandovi l’invito per sabato 17 febbraio a Cassano allo Ionio, in provincia di Cosenza, per questa manifestazione organizzata da Libera che sarà conclusa proprio da don Luigi Ciotti, nata per rispondere al clima di violenza e di paura che attraversa la realtà della Piana di Sibari. Ecco, quel giorno aspettiamo in piazza, noi ci saremo, tanti calabresi eretici, tanti giovani, tanti cittadini, tante cittadine che hanno voglia di riprendere in mano il proprio racconto, che hanno voglia di riprendere in mano la propria storia e costruire un futuro, e che considerano l’indifferenza una vigliaccheria. Anche noi, come Antonio Gramsci, rifiutiamo la cultura dell’indifferenza». (redazione@corrierecal.it)

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