REGGIO CALABRIA «Due, tre agnelli» da portare da Platì a Taurianova. Parlavano in modo criptico per eludere eventuali intercettazioni gli indagati dell’inchiesta “Perseverant”, coordinata dal procuratore Emanuele Crescenti e dal sostituto procuratore Davide Lucisano della Procura di Palmi e condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, che hanno fatto luce su un giro di spaccio di droga che si sviluppava tra i Comuni di Taurianova, Rosarno e Platì, con il coinvolgimento di più persone che operavano in sinergia tra loro. Sono 18 gli indagati colpiti da misure cautelari: 9 persone finite in carcere e 9 ai domiciliari.
Attraverso l’attività di intercettazione telefonica e ambientale gli investigatori sono riusciti a ricostruire il modus operandi utilizzato dal gruppo per il trasporto dello stupefacente dal centro aspromontano di Platì alla Piana di Gioia Tauro. I componenti del gruppo «utilizzando più autovetture fanno da “staffetta” al fine di segnalare l’eventuale presenza di forze dell’ordine lungo il tragitto di rientro».
«Mi puoi portare tutti e tre che mio padre glielo vuole regalare a mia nonna un altro agnello». Nonostante il linguaggio criptico utilizzato, ad esempio parlando di «due, tre agnelli», oppure di «bottiglie di olio», per il gip, il fatto che gli indagati trasportassero sostanza stupefacente è «eloquente sotto il profilo investigativo». “Agnelli”, un termine – scrive il gip – impiegato per alludere allo stupefacente che «si inferisce da argomentazioni di carattere logico, ma anche dal contenuto delle conversazioni intercorse tra i correi».
E lo è, secondo gli investigatori, per diversi motivi: dalla posizione delle celle agganciate degli indagati, alla loro preoccupazione di essere fermati dalle forze dell’ordine, fino alla soddisfazione esternata per il fatto di essere arrivati indenni a Taurianova, «dritto dritto per Taurianova…vai vai vai!»; «dai che andiamo a mangiare». Elementi che «comprovano la funzione di doppia “staffetta”». L’attività del gruppo, dedito al traffico di droga, per gli investigatori, è poi desumibile dalle conversazioni intercettate. In una di queste – scrive il gip – «Larosa e Mammone discutono apertamente in macchina di qualità e di prezzo dello stupefacente e del fatto di doversi approvvigionare in vista del futuro lockdown». (m.r.)
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