ROMA «Risponderò davanti ad un giudice, poi vedrai che succederà. Ho fatto il mio lavoro con dignità e professionalità assoluta e con i miei metodi, non quelli dei burocrati». Lo dichiara via whatsapp a Il Giornale Pasquale Striano, il tenente della Guardia di Finanza epicentro dell’inchiesta della Procura di Perugia sul presunto dossieraggio contro politici, imprenditori e vip che è stata avviata dalle denunce del ministro della Difesa Guido Crosetto. Striano, secondo le ipotesi investigative riferite al Parlamento dal Procuratore di Perugia Cantone e dal Procuratore nazionale Antimafia Melillo, insieme al pm della Direzione Nazionale Antimafia e antiterrorismo Antonio Laudati avrebbe sfruttato la banca di dati sensibili a disposizione della super struttura investigativa accedendo a migliaia di informazioni riservate relative a centinaia di persone. E avrebbe conservato notizie riservate e dati sensibili su queste persone raccolti e catalogati in un diario privato.
«Nato a Ercolano, un’infanzia felice e umile, non certo florida – scrive Il Giornale -. Gli studi a Bologna, il trasferimento a Roma, il matrimonio con la sarda Daniela in regime di separazione dei beni, la casa comprata il 29 marzo 1993 a Ciampino con un mutuo (estinto il 13 novembre 1999) e poi venduta, poi il periodo in affitto tra Tuscolana e Anagnina «in affitto agevolato in una palazzina destinata al social per gli sbirri», ricorda un vicino di casa. I due si separano, i tre gemelli nati (e finiti sui giornali per la particolarità) vanno in affidamento congiunto. Poi il secondo matrimonio con Francesca, coetanea e di Ercolano pure lei, l’acquisto per circa 100mila euro nel 2021 di una casa sul lungomare di Anzio, scovato da Franco Bechis su Open». «Alla Dia – evidenzia sempre il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti – Striano ci arriva nel 2015, era nello stesso ufficio Sos del colonnello Omar Pace, che l’11 aprile 2016 si è sparato davanti alla sua scrivania. Era l’anima dell’inchiesta Breakfast, curata dal pm Giuseppe Lombardo della Procura di Reggio Calabria, sfiorita dopo essere finita sui giornali e in un libro di Marco Lillo. Paci e Striano indagavano sull’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola, sul filone dei presunti rapporti tra Lega e ‘ndrangheta tramite il cassiere Francesco Belsito e sulla presunta Spectre mafio-massonico-affaristica che avrebbe dovuto gestire un mega riciclaggio internazionale e la latitanza dell’ex Forza Italia Amedeo Matacena».
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