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La mobilità passiva ferita sociale ed economica per la Calabria: così la Regione prova ad abbatterla

La (costosa) fuga dei calabresi al Nord spesso avviene per prestazioni ordinarie. Gli interventi previsti nella rimodulazione della rete ospedaliera

Pubblicato il: 16/03/2024 – 7:27

CATANZARO E’ (forse) il “nemico pubblico numero 1” da sconfiggere. L’abbattimento dell’esorbitante spesa per la mobilità passiva, vale a dire la fuga” dei calabresi dalle strutture sanitarie della regione per farsi curare altrove, è una delle principali priorità della Regione nella rimodulazione della rete ospedaliera adottata dalla struttura commissariale guidata dal presidente Roberto Occhiuto quale commissario del settore. Rimodulazione che individua le azioni da mettere in campo per eliminare quella che è una ferita anzitutto sociale per la Calabria e anche una ferita economica, producendo una dispendiosa fonte di debito per le casse della sanità della Calabria. Soprattutto perché ci si cura fuori dalla regione «per lo più per prestazioni di media complessità con numero di ricoveri complessivo di circa 29.000», si legge nei documenti della Regione.

I dati della mobilità passiva

Nella relazione allegata alla rimodulazione della rete ospedaliera la Regione evidenza che «nel corso del 2021 il valore dell’attività osservata è di poco al di sopra dei 180 milioni di euro – in aumento rispetto al 2020 – e al di sotto del valore dell’anno 2019. Sul tema, grazie anche all’applicazione della nuova metodologia di analisi, è possibile effettuare un’accurata lettura dei trend e delle determinanti di mobilità. Analizzando i numeri emerge che il saldo negativo “teorico” per la mobilità effettiva è di -158 mln per l’anno 2019, -106 mln per l’anno 2020 e -134 mln per l’anno 2021. Nel merito delle determinanti emerge che per la mobilità passiva in termini di volumi afferisce per lo più a prestazioni di media complessità con numero di ricoveri complessivo di circa 29.000, di cui solo il 5% per la mobilità di prossimità. Altro elemento rilevante è quello d’appropriatezza delle cure fuori regione: considerando sempre la sola mobilità effettiva, emerge che circa il 14% dei ricoveri riguarda prestazioni per cui non sarebbe occorso recarsi fuori regione». Elementi che – si aggiunge nella relazione – «saranno oggetto di attenzione da parte di Azienda Zero, al fine di pervenire, attraverso un programma strutturato, a una corretta programmazione dell’offerta sanitaria parametrata in relazione ai bisogni di salute espressi dalle singole aree territoriali (area Nord, area Centro e area Sud), anche focalizzando l’attenzione sulle specifiche carenze di offerta e di bisogni non soddisfatti».

Il Programma di recupero della mobilità passiva

Per quanto riguarda il fenomeno della mobilità passiva, si evidenzia – prosegue la relazione della Regione – che «sono ancora molti i calabresi che migrano dal luogo di residenza per farsi ricoverare in un’altra regione, originando una spesa sia per il sistema sanitario calabrese sia per le famiglie chiamate ad assistere il loro congiunto.  I cittadini calabresi si rivolgono prioritariamente verso le strutture sanitarie del nord, del centro Italia e delle regioni limitrofe (mobilità di prossimità). Accanto alla mobilità motivata da ragioni sanitarie esiste sicuramente una migrazione correlata ad altri fattori, come motivazioni di carattere prettamente soggettivo: ragioni di tipo familiare o di localizzazione del Comune di residenza. Tale fenomeno produce svantaggi nei confronti dei cittadini calabresi da un punto di vista economico e questo crea un’ulteriore diseguaglianza nell’offerta sanitaria, nonché problemi logistici». La relazione comunque specifica che «la possibilità di un recupero della mobilità passiva richiede investimenti di personale (competenze specialistiche); risorse tecnologiche; qualità delle prestazioni (di rimodulazione dell’offerta); comfort alberghiero; facilità di accesso (es. abbattimento delle liste di attesa). Al fine della completa attuazione di quanto detto, si ritiene prioritaria la riorganizzazione operativa delle reti assistenziali per intensità di cura con l’adozione dei relativi strumenti di Clinical Governance.  Il programma intende contenere il fenomeno della mobilità passiva, come rappresentato nel Programma Operativo 2022-2025, mediante anche il potenziamento dei centri ospedalieri regionali per oncologia, radioterapia, ortopedia e le interlocuzioni con le regioni e sottoscrizione di Accordi (legge. 178/2020) con particolare attenzione all’inappropriatezza dei Drg». Rispetto agli erogatori, emerge – conclude la relazione della Regione – che «la componente del privato accreditato assorbe oltre i 2/3 del totale della mobilità di alta complessità e più della metà della mobilità legata a ricoveri classificati come a rischio d’inappropriatezza o di media e bassa complessità». (c. a.)

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