COSENZA A poco più di una settimana dalla ripresa del campionato dopo la pausa per gli impegni della Nazionale, il Cosenza torna a far parlare un suo tesserato che non sia l’allenatore. Oggi davanti ai cronisti, si è presentato uno dei leader del gruppo rossoblù, Michele Camporese. «Tutta la squadra – ha detto il difensore – sa benissimo quanto sia importante la partita con il Brescia. Sa che l’anno scorso è stata la partita finale terminata in maniera positiva per il Cosenza, però questo è un dettaglio che conta relativamente. La cosa più importante è che bisogna sapere che deve essere una partita da vincere per la nostra situazione di classifica, per il morale e per riprendere la strada giusta dopo qualche partita di troppo andata male».
La difesa guidata dall’ex Reggina è una delle meno battute del campionato con 33 gol subiti. Numeri diversi per l’attacco, tra i peggiori in assoluto della categoria. Cosa occorre per invertire il trend? «Occorre lavorare per arrivare di più sotto porta – ha evidenziato Camporese – un aspetto questo su cui stiamo già lavorando col mister. Sicuramente l’assenza di Gennaro (Tutino, ndr) ha influito sul rendimento del reparto, anche perché stava attraversando un momento positivo». Sull’esonero di Fabio Caserta e sull’“appiattimento” di cui ha parlato il direttore sportivo Roberto Gemmi, Camporese ha detto di «non essere la persona giusta per parlare tecnicamente dell’esonero del mister. Posso solo dire che quando si verifica una situazione del genere, è un fallimento per tutti. Caserta è un mister validissimo è una bravissima persona ma, ripeto, non entro nel merito delle decisioni societarie. Sull’appiattimento, credo che sia normale che si cambi l’allenatore per dare una scossa alla squadra. Io sinceramente non ho visto nessun appiattimento, ma io conto meno del due di picche. Evidentemente la società ha notato questo e ha fatto la sua scelta. Noi calciatori siamo tenuti a fare i professionisti, è normale che ci siano degli scontenti, fa parte del gioco». Alla domanda sui minuti di black out che il Cosenza concede da tempo agli avversari, il difensore toscano ha detto che «con Caserta non accadevano spesso. Contro la Ternana i primi venti minuti del secondo tempo sono stati inaccettabili, abbiamo subito la loro aggressione e non riuscivamo a ripartire. Anche su questo dobbiamo assolutamente lavorare perché ora ci aspettano otto finali, bisogna cambiare marcia perché non siamo salvi». «Per qualità – ha sottolineato ancora Camporese – questo gruppo può aspirare a qualcosa di più di una salvezza, ma oggi se ragioniamo così sbagliamo tutto. Oggi l’obiettivo è quello di fare almeno dieci punti in otto partite per la salvezza. Poi la linea tra l’obiettivo salvezza a quello playoff è sottile. A volte basta un episodio per darti coraggio e raggiungere quella vittoria che serve per superare due o tre squadre. Ma bisogna guardare una partita alla volta. Ora c’è il Brescia che deve essere la prima finale delle otto che restano. Poi vediamo piano piano che succede». Sullo scetticismo della piazza per il suo ritorno a Cosenza dopo un lungo infortunio, Camporese ha ammesso di comprendere le perplessità sulle sue condizioni fisiche. «Le avrei avute anch’io a parti invertite – ha rivelato –. Ho avuto un grosso infortunio alla fine dello scorso campionato che mi sono portato dietro a lungo. Ma prima di tornare a Cosenza sapevo di stare bene. Avevo solo bisogno di giocare per recuperare la migliore condizione fisica». (redazione@corrierecal.it)
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