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Villa San Giovanni e la paura espropri. I “No Ponte” si preparano: «Resistenza civile alla svendita dei nostri territori»

Sale la preoccupazione dopo la pubblicazione dell’elenco delle abitazioni interessate. «Atto di violenza coloniale contro lo Stretto»

Pubblicato il: 04/04/2024 – 9:31
di Mariateresa Ripolo
Villa San Giovanni e la paura espropri. I “No Ponte” si preparano: «Resistenza civile alla svendita dei nostri territori»

VILLA SAN GIOVANNI Discussione sempre più accesa sulla realizzazione del progetto del Ponte sullo Stretto, in questo momento più che mai dopo la pubblicazione dell’avviso di avvio del procedimento relativo agli espropri. Un tema caldissimo che accende il dibattito politico e non solo. Crescono infatti la paura e la preoccupazione tra gli abitanti di Messina e Villa San Giovanni che saranno interessati dal provvedimento. Sulla sponda calabrese le case da espropriare sono circa 150. Villa San Giovanni e non solo, in Calabria. Ad essere interessati dall’occupazione di suolo, anche se non da espropri di abitazioni, saranno anche i comuni di Campo Calabro, Gioia Tauro, Limbadi, Nicotera, Seminara, Terranova Sappo Minulio e Varapodio.
Una pubblicazione, ha sottolineato ieri il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini, al question time, che «consentirà a tutti gli interessati di prendere visione della documentazione e formulare eventuali osservazioni, a tal fine la società Stretto di Messina ha aperto sportelli informativi sia a Messina che a Villa San Giovanni e a decorrere dell’8 aprile e per la durata di due mesi fornirà supporto e assistenza». Il ministro, che più volte ha sottolineato che l’avvio dei cantieri avverrà entro l’estate 2024 ha aggiunto che «è stata anche indetta e convocata per il 16 aprile la Conferenza dei Servizi». L’avvio tuttavia non ci sarà prima dell’approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess.

I “No ponte” si riuniscono

E continua la mobilitazione della Rete “No Ponte Calabria”, che si prepara ad un incontro che «punta a unire le diverse prospettive di opposizione al Ponte e a costruire un percorso partecipato di resistenza civile alla svendita dei nostri territori. Per questi motivi, l’evento di venerdì rappresenta una tappa molto importante nella mobilitazione collettiva contro il progetto di costruzione dell’opera». Così in una nota la rete che annuncia l’incontro previsto per venerdì 5 aprile alle 17,30 presso il Teatro Primo di Villa San Giovanni (Via delle Filande, 29). Gli attivisti, parlando di «arroganza di coloro che si ritengono i padroni dello Stretto, sottolineano che «pur in assenza di un progetto esecutivo la strada degli espropri prosegue a spron battuto e proprio in questi giorni è stato pubblicato l’avviso di avvio del procedimento volto all’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio e alla dichiarazione di pubblica utilità, che sarà sancita solo qualora vi sia l’approvazione del progetto definitivo da parte del Ministero dell’Ambiente e del CIPESS. È chiaro che a questo punto, di fronte alla tracotanza di un governo che continua imperterrito sulla sua strada nonostante le ormai note 68 criticità formulate dallo stesso comitato scientifico della Stretto di Messina (che senza cantieri in un solo anno ha già speso 4 milioni di euro in contratti esterni), dopo aver scippato le regioni meridionali di 2,5 miliardi di euro dei fondi previsti per la perequazione delle infrastrutture e prosciugato il Fondo di Coesione e Sviluppo di Sicilia e Calabria dirottandone le risorse in entrambi i casi sulla costruzione della mega-opera (mentre l’autonomia differenziata, ovvero la discriminazione territoriale del Sud diventa legge di Stato), è arrivato il momento di intensificare le azioni di protesta contro lo scempio e l’impoverimento dei nostri territori».

«Atto di violenza coloniale contro lo Stretto»

«Deturpare un ecosistema meraviglioso e fragile – aggiungono gli attivisti – con cantieri perenni, inquinamento e stravolgimento urbanistico (e ciò vale soprattutto per Villa San Giovanni, su cui la cantierizzazione si abbatterà totalmente) per un’opera priva di qualsivoglia utilità per i cittadini di Calabria e Sicilia rappresenta un atto di violenza coloniale contro la regione dello Stretto, i cui cittadini – come gli espropriandi e le espropriande – si sono visti da un giorno all’altro costretti a lottare per non vedere distrutte la propria casa, le proprie storie di vita, i sacrifici di chi ha investito un’esistenza qui, a Villa come a Messina, invece di emigrare. È per il territorio e i suoi abitanti che venerdì ragioneremo insieme intorno alle strategie più efficaci per contrastare concretamente il Ponte, a partire dall’analisi e dalle proposte ingegneristiche dei professori Alberto Ziparo e Antonio Gattuso e dalle considerazioni giuridiche di Aura Notarianni, che nelle scorse settimane ha lanciato l’idea di una class action da parte dei cittadini che subiranno l’aggressione dei partiti di governo, a caccia di voti per le prossime elezioni europee. Oltre ai pareri tecnici e alle visioni di sviluppo alternativo e sostenibile, però, è necessaria una consapevolezza condivisa e collettiva che porti tutte e tutti a intraprendere un percorso di mobilitazione più ampio e duraturo: Ciucci, Salvini e compagnia cantante non devono pensare che in Calabria (o in Sicilia) non ci opporremo alla devastazione dello Stretto. L’appuntamento, aperto a tutta la cittadinanza e a tutte le organizzazioni che si riconoscono in questa battaglia per il futuro dei nostri territori, è a venerdì, per decidere insieme come proseguire con efficacia e determinazione questo percorso di mobilitazione».

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