«Roberto Occhiuto deve decidere se essere il presidente di una Calabria che può risorgere oppure il Governatore malinconico e rassegnato di una regione destinata ad essere devastata dall’autonomia differenziata, uno staterello povero e malconcio, ultimo tra gli ultimi in Italia e in Europa. E Forza Italia, che vanta le sue maggiori punte di consenso nelle regioni meridionali, sia più coraggiosa nel frenare il dissennato progetto leghista, non limitandosi a chiedere un rinvio della discussione della legge Calderoli». È quanto scrive in una nota l’ex presidente del Consiglio regionale, Domenico Tallini.
«Ho apprezzato il fatto che Occhiuto abbia espresso queste preoccupazioni al leader del suo partito, Antonio Tajani, ma questo non può bastare, c’è bisogno di correggere decisamente un disegno che nella sua attuale stesura infliggerebbe un colpo mortale alla Calabria e all’intero Mezzogiorno. Apprendere che la maggioranza di centrodestra avrebbe deciso di rinviare la discussione e l’eventuale approvazione della legge sull’autonomia differenziata è comunque una buona notizia».
«È buona notizia per tutto il centrodestra – scrive Tallini – che avrà l’occasione di avviare al suo interno una discussione finalizzata a verificare se gli elementi politici che lo tengono unito sono di interesse generale e non, come sostengono in molti, interesse di una parte ben definita del territorio nazionale. Una discussione che servirà a cercare di far cessare le tante fibrillazioni che da qualche tempo animano la maggioranza di governo al punto da incoraggiare una opposizione politica alle prese con mille problemi interni; non ultimo la tangentopoli che demolisce il modello della sinistra del Governatore Emiliano nella Regione Puglia. È buona notizia per tutti coloro che vivono nel Sud Italia e che non hanno una rappresentanza politica in grado di contrastare un processo che potrebbe risultare nefasto per le prospettive dei propri territori così come lo è stata l’approvazione del Federalismo Fiscale nel 2001 che, attraverso la modifica del criterio di trasferimento delle risorse agli enti locali, ha sottratto, in un ventennio, centinaia e centinaia di miliardi allo sviluppo del Sud Italia».
«Un arretramento generalizzato e uniforme – scrive ancora Tallini – che finisce per penalizzare le stesse industrie del nord che storicamente hanno lucrato utili di mercato piazzando i loro prodotti ai consumatori del Sud Italia. Un momento particolarmente delicato per la maggioranza di governo che, pur contando al suo interno numerosissimi rappresentanti del Sud Italia, è costretta, nonostante il loro conclamato asservimento, ad avviare una riflessione interna a causa della presa di coscienza di tanta società civile, Chiesa Cattolica compresa, e un dissenso che non solo mette in discussione la salute della maggioranza ma che potrebbe diventare, se non valutata con equilibrio, il grimaldello di tutti coloro che hanno in animo l’abbattimento della Meloni e del Centrodestra. Tajani ha esperienza ed equilibrio e potrebbe rappresentare una garanzia per tenere sotto controllo eventuali contraccolpi politici nella maggioranza. Ci rifiutiamo di pensare che tutta, per intera, la classe politica sia rassegnata all’impotenza rispetto ad un punto programmatico (l’autonomia differenziata) che, sostanzialmente, tiene in piedi il governo di Centrodestra. Vedremo, certo è, che le opportunità storiche non capitano ogni giorno (io non credo al motto “meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora”) perché la vita di grandi personaggi della storia ha dimostrato che, a volte, incassare può significare ricerca dell’opportunità del momento giusto per agire». «Mi auguro che Roberto Occhiuto abbia convinto Tajani – conclude – che sarebbe un suicidio politico approvare una legge che, così come è stata proposta, ridurrebbe l’Italia in tanti piccoli statarelli. Così come mi auguro che il Consiglio regionale sia all’altezza della sfida, licenziando una mozione il più possibile condivisa e unitaria per rappresentare a Roma la netta contrarietà all’attuale impianto della Calderoli».
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