CATANZARO Non si arresta il processo di desertificazione degli istituti bancari nel Sud Italia. Anzi. Tra il 2015 ed il 2023 si sono persi 1.323 sportelli, passando da 4.262 a 2.939. E conseguentemente si sono persi 9.363 posti di lavoro visto che in questo lasso di tempo gli occupati sono passati da 34.737 a 25.374 unità. Ed in quadro non è differente in Calabria. A lanciare l’allarme il segretario regionale Calabria di Unisin/Confsal, Gianfranco Suriano che, commentando i dati diffusi da Banca d’Italia nei giorni scorsi e relativi alle banche e alle istituzioni finanziarie italiane per l’anno 2023, li definisce «ancor più allarmati».
«La situazione della Calabria – sottolinea Suriano – rispecchia nella sua complessità la situazione complessiva del Sud Italia e quella nazionale. Il numero degli sportelli per 100mila abitanti si attesta nella nostra regione nel 2023 a 17. Sono ben 555mila le persone che risiedono in comuni privi di sportelli bancari e 28mila le Aziende con sede in Comuni che non possono contare sui servizi bancari in loco. Più fortunati, se così possiamo dire, sono i 317mila abitanti dei Comuni calabresi che possono servirsi di un solo sportello e le 18mila aziende che per consulenza e attività finanziaria possono rivolgersi ad uno sportello sul territorio in cui hanno sede. In un anno, dunque, registriamo che ben 38mila persone e 2.100 aziende sono state private dello sportello bancario nel proprio Comune di residenza».
Nel rappresentare la situazione dei territori calabresi, il segretario regionale Calabria di Unisin/Confsal evidenzia che «i dati sono chiari: nell’arco di un solo anno, tra il 31 dicembre 2022 e il 31 dicembre 2023, la Calabria è passata da 328 a 314 sportelli. Il calo potrebbe sembrare contenuto, ma così non è in quanto bisogna considerare le difficoltà legate alla chiusura anche di una sola di queste agenzie, difficoltà che riguardano soprattutto la mancanza di infrastrutture di trasporto e comunicazione ma anche la rete informatica che rendono complesso lo spostamento fra territori e l’utilizzo dell’internet banking. E a proposito di servizi online bisogna evidenziare che in Calabria solo il 32% della popolazione utilizza regolarmene l’internet banking, dato che colloca la regione all’ultimo posto in Italia di questa particolare classifica».
«Alla diminuzione delle filiali – denuncia l’esponente sindacale di categoria – fa eco anche la diminuzione degli addetti che dai 2.757 del 2021, sono progressivamente scesi, anche nel 2022, per arrivare ai 2.578 del 2023. È chiaro che si tratta di una perdita di posti di lavoro rilevante sia nel raffronto decennale che in quello triennale in una regione che di per sé soffre di una cronica mancanza di lavoro».
«Da molto tempo, ormai – aggiunge Suriano – continuiamo a ripetere con decisione che è necessaria un’inversione di tendenza che necessita dell’intervento della politica per fermare l’emorragia che colpisce i territori più deboli del nostro Paese, fra cui sicuramente va collocata la Calabria. Continueremo a portare questa istanza in tutte le sedi e in tutti i luoghi di discussione affinché la forte e instancabile opera di sensibilizzazione possa invertire il trend relativo al fenomeno della desertificazione bancaria che, come noto, porta con sé forti impatti sociali oltre che economici. Non va dimenticato, infatti, che si tratta di una regione, la Calabria, in affanno socio-economico, dove i giovani sono costretti ad emigrare in altre regioni italiane o all’estero per poter costruire un proprio percorso di vita e una famiglia e dove storicamente la popolazione non può contare su efficienti infrastrutture e mezzi di trasporto per spostarsi da una zona all’altra per poter usufruire di uno sportello bancario».
«Sembrerà strano – conclude Suriano – ma il fenomeno è molto meno rilevante nelle banche di piccole dimensioni e addirittura in controtendenza in alcune banche di credito cooperativo. Se poi guardiamo al di fuori dei confini europei, alcuni grandi gruppi bancari stanno ampliando la loro rete territoriale, è il caso, infatti, di JP Morgan e Bank of America. Perché allora non farlo anche da noi, almeno in quei territori in cui vi sono difficoltà di carattere infrastrutturale o dove più forte è il rischio che in assenza di intermediari finanziari legittimi possano subentrare soggetti che operano al di fuori della legge ed in contiguità con il malaffare?». (rds)
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