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CREMA&AMAREZZA

L’entusiasmo e il rammarico del Catanzaro. I passi lenti e pericolosi del Cosenza

La squadra giallorossa si conferma tra le più belle del torneo, ma restano i rimpianti. Rossoblù duri a morire, però così si rischia grosso

Pubblicato il: 15/04/2024 – 7:25
L’entusiasmo e il rammarico del Catanzaro. I passi lenti e pericolosi del Cosenza

La copertina di giornata, e non è la prima volta che accade, va al Catanzaro, capace di rifilare tre gol in trasferta al Modena, che dopo il ko ha esonerato il tecnico Bianco per evitare i playout. Una vittoria per i ragazzi di Vivarini che fa dimenticare il passo falso contro il Como e lascia ben sperare in vista dei playoff. Ancora un punto per il Cosenza che contro il Palermo ha limitato i danni grazie al solito Gennaro Tutino. Ma il pericolo playout è sempre più alto.

Catanzaro: entusiasmo o rammarico?

Aumenta l’entusiasmo o il rammarico? Probabilmente entrambi. Dopo la vittoria piena e convincente in casa del Modena, che porta la firma di due leader assoluti in casa giallorossa come Iemmello (autore di una doppietta da applausi) e Vandeputte, il Catanzaro ribadisce ancora una volta, il suo ruolo da protagonista in questa annata strepitosa in serie B. Trascinata da una tifoseria presente in casa come in trasferta, la squadra di Vivarini si conferma tra le più belle, concrete e propositive del torneo sciorinando Calcio (con C maiuscola) e conquistando complimenti ovunque giochi. L’entusiasmo della piazza aumenta e sabato prossimo al Ceravolo contro la Cremonese si prevede il pubblico delle grandi occasioni.
Se l’entusiasmo è alle stelle, al contempo aumenta anche il rammarico. Rammarico per quei punti lasciati per strada, da ultimi quelli persi contro il Como nell’ultima gara giocata sui tre Colli o quelli disseminati qua e la lungo il percorso. Punti che oggi avrebbero permesso al Catanzaro di guardare alle 5 gare che restano da giocare con uno spirito ed un’ambizione diversi. Che avrebbero tenuto vivo il sogno promozione diretta. Sarebbe stato chiedere troppo? Forse sì, sicuramente sì. Il Catanzaro allora si gode il momento e tiene la barra dritta. In casa arriveranno ancora prima Cremonese e poi Venezia, due squadre che precedono le aquile in classifiche. È contro di loro che si deciderà tutto.

Crema: tre gol da stropicciarsi gli occhi per costruzione e finalizzazione, tre perle frutto del maniacale lavoro di mister Vivarini oltre che della qualità dei giocatori a disposizione del Catanzaro. Prima Vandeputte per Iemmello, poi il capitano (di tacco) per l’esterno belga, infine la sponda di Suonas per la doppietta personale di Re Pietro. Tutto estremamente pregevole, estremamente sontuoso!

Amarezza: a splendere meno, forse anche offuscata dalle magie di Iemmello e Vandeputte, la stella di D’Andrea. Il talento napoletano, scuola Sassuolo, si intestardisce in giocate individuali, cerca troppo spesso la conclusione, non indovina in tante circostanze la scelta adatta. Evidente il suo desiderio di mettere la firma su questa stagione, di siglare il primo gol in serie B e di lasciare il segno. Le qualità ci sono tutte, più volte lo abbiamo sottolineato, il suo è un talento grezzo, come un diamante ancora da levigare. (Stefania Scarfò)

La gioia di Vandeputte dopo il gol a Modena

Cosenza a piccoli passi. Basterà?

Non serviva certo la partita contro il Palermo per comprendere a che tipo di finale di stagione è destinato il Cosenza calcio. Il solito. Fatto di sofferenza, voti a San Francesco, botte clamorose di fortuna da cercare nella sagoma inconfondibile del patron Guarascio e occhio fisso (con tanto di maledizioni incorporate) sui risultati delle avversarie dirette alla salvezza. Ormai va avanti così da anni e così sarà anche quest’anno, nonostante i “tantinelli” e i “millimetri” di più annuali evocati da chi dirige l’orchestra e che hanno solo finito per illudere la piazza e un gruppo di calciatori che si credeva forte e invece si è rivelato fragile, soprattutto mentalmente. Dall’arrivo sulla panchina rossoblù di William Viali al posto di Fabio Caserta (quattro partite, due punti), il Cosenza sta provando a cambiare lentamente pelle e un po’ inizia a somigliare, almeno nelle intenzioni, alla squadra che lo scorso anno (però con un Brescianini in più in mezzo al campo) sopravvisse miracolosamente ai propri limiti evidenti, buttando, come si usa dire, il cuore oltre l’ostacolo. Non punta sul possesso palla e crea molto meno (a volta quasi niente), ma, nonostante una preparazione atletica precaria lasciata in eredità dalla precedente “amministrazione”, concretizza il doppio di prima. È capace, proprio come piace al tecnico di Vaprio d’Adda, di restare sempre in partita anche quando va presto in svantaggio, e di rimontare. Almeno così è accaduto nelle ultime due partite, in cui però non si è mai vinto (l’ultimo successo risale al 17 febbraio, un guaio di non poco conto) e bisognava farlo. Al cospetto di un Palermo ancora convalescente ma comunque con tante frecce al proprio arco, i Lupi hanno calciato in porta soltanto due volte (palo di Calò su punizione e rigore di Tutino fischiato forse nel momento in cui nessuno, tra “Marulla” e divano di casa, avrebbe scommesso un euro sul pareggio) conquistando un punto. Capire se tutto ciò sia un valore aggiunto oppure no, non è al momento facile. Ciò che è certo è che il Cosenza da qui alla fine del torneo dovrà affrontare quattro scontri diretti su cinque, a partire da venerdì sera sul campo della Reggiana, quasi salva ma sabato scorso sconfitta a sorpresa dalla cenerentola Lecco. Poi in riva al Crati si presenterà il Bari per una sfida che ha già il sapore di uno spareggio playout.

Crema: questa parte della rubrica, lato Cosenza, anziché “crema” dovrebbe chiamarsi Tutino. Il suo gol su rigore contro chi (il Palermo della scorsa stagione) non ha capito e sfruttato il suo talento, oltre ad essere il 14esimo stagionale, con tanto di record personale in serie B, tiene a galla ancora una volta una squadra alla ricerca disperata di se stessa. Sopra, tra le opzioni dei tifosi da prendere in considerazione per sperare nella salvezza, parlavamo di San Francesco. Per avere qualche chance in più, al Santo di Paola, senza voler essere blasfemi, sarebbe il caso da qui in avanti di aggiungere San Gennaro.

Amarezza: qui più che soffermarsi su un solo aspetto di ciò che non funziona, ci sarebbe da fare un elenco interminabile. Ma a cinque giornate dalla fine di un’annata, l’ennesima, disastrosa, non è più il caso. Contro il Palermo bisognava vincere per allontanare la paura. Non si è perso e di questi tempi è già qualcosa. Il rischio playout (o retrocessione diretta) resta però concreto. Ma l’amarezza più grande forse è un’altra: dopo i fatti del derby contro il Catanzaro, vedere scorazzare in corteo per le strade cittadine, seppure scortato, un folto gruppo di tifosi del Palermo incappucciati e di nero vestiti, ha lasciato un po’ di gente alquanto perplessa. (Francesco Veltri)

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