COSENZA Minacce di morte, esplicite, pestaggi e danari richiesti per la vendita di partite di droga. Gli episodi sono finiti al centro dell’inchiesta denominata “Recovery”, coordinata dalla Dda di Catanzaro. Che ha assestato un duro colpo ad una associazione dedicata al narcotraffico. Il nome di Antonio Illumintato, ritenuto stretto collaboratore di Francesco Patitucci e finanziatore dell’associazione, compare in un episodio dove lo stesso è protagonista – in concorso con altri soggetti. Questi ultimi avrebbero minacciato Augusto Cardamone costringendolo a consegnare ad Illuminato oltre 21mila euro «pari al debito maturato e non pagato per precedenti forniture». Cardamone sarebbe stato individuato come «referente per lo spaccio ad Acri», in provincia di Cosenza. La droga però andava pagata, ed Illuminato dopo una serie di richieste inevase perde la pazienza e innesca una sequenza di minacce. Una serie di messaggi vengono inviati al destinatario delle insistenti richieste. «Se passa martedì ti accendo la casa con te dentro» e ancora «Poco mi interessa se è necessario mi chiudo carcerato ma tu mi dai tutto subito, ti prendo la casa se necessario».
Cifre diverse, ma modus operandi simile. Roberto Porcaro «al fine di recuperare un credito derivante da una precedente fornitura di stupefacente, aveva malmenato due pusher», «costringendoli a consegnargli un’agenda dove erano annotati i nomi degli spacciatori in debito con Bruno Bartolomeo, tra i quali figurava Antonio Caputo, così da potersi surrogare al creditore nella riscossione di quanto dovuto». Il 14 gennaio 2019, Giuseppe Caputo, dopo un incontro con Roberto Porcaro – annota chi indaga – riferisce al fratello Antonio che era «confermato che il suo debito era di 2.600 euro e che solo dopo averlo saldato avrebbe preso in considerazione la sua richiesta (in merito ad una riduzione parziale)».
Ci sono una serie di circostanze che gli investigatori annotano nel lungo elenco di reati contestati. Anche in questo caso, l’episodio citato evidenzia la spietatezza di alcuni indagati. Carlo Bruno, Dimitri Bruno ed Egidio Cipolla, avrebbero ideato un «piano criminoso» che prevedeva «l’uso di un arma da sparo» per intimidire un altro soggetto. Una pistola viene puntata contro un uomo, aggredito e colpito «ripetutamente con calci e pugni in diverse parti del corpo». La vittima del pestaggio sarebbe stata poi costretta a «consegnare Carlo Bruno una somma di denaro pari al debito contratto dalla vittima per il mancato pagamento dei diversi quantitativi di sostanza stupefacente da quest’ultimo cedutagli a credito». In un’altra occasione, altri due indagati avrebbero rivolto alcune frasi ad un debitore minacciando ritorsioni. «Ti sotterro vivo» e «se entro un’ora non sei a casa mia, sappi che ti succedono cose brutte». Tutto per una somma pari a circa 1.500 euro. (f.b.)
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