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Suicidi in carcere, «lo Stato è indifferente rispetto alle soluzioni proposte» – VIDEO

La Camera Penale in piazza dei Bruzi a Cosenza. «Non siamo pronti ad accettare l’idea di un carcere incostituzionale»

Pubblicato il: 06/06/2024 – 11:25
Suicidi in carcere, «lo Stato è indifferente rispetto alle soluzioni proposte» – VIDEO

COSENZA «Oramai siamo indifferenti rispetto alle continue morti nelle carceri italiane. E allora, siamo certi di non essere pronti ad accettare l’idea di un carcere incostituzionale, di un carcere tortura, di un carcere che è pena di morte?». E’ il presidente della Camera Penale di Cosenza, Roberto Le Pera, a parlare in piazza dei Bruzi a Cosenza. Pochi i partecipanti alla Maratona Oratoria organizzata dagli avvocati cosentini per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’emergenza carceri, ma soprattutto sull’aumento dei suicidi all’interno degli istituti penitenziari. Numeri da mattanza quelli annunciati in piazza, «ma le persone si mostrano evidentemente poco sensibili dinanzi ad un tema così importante» aggiunge Le Pera. Presenti il sindaco della città dei bruzi e avvocato penalista, Franz Caruso e la consigliera comunale e avvocata Chiara Penna.

«Lo Stato è rimasto sordo»

Dopo l’ultimo appuntamento organizzato dinanzi al Tribunale di Cosenza, quando venne data lettura di un lungo elenco di nomi di persone che hanno deciso di togliersi la vita in carcere, non solo detenuti ma anche agenti di polizia penitenziaria, si ritorna in piazza per dare seguito a quella iniziativa. «Più che sensibilizzare noi oggi intendiamo rivolgerci all’opinione pubblica perché spesso la disinformazione o le informazioni distorte sul tema del dramma carcerario inducono inevitabilmente a stimolare sempre più una mentalità del “gettiamo la chiave” o “lasciamoli lì”, sostiene l’avvocata Valentina Spizzirri, componente dell’Osservatorio carcere UCPI. «Ci chiediamo – aggiunge – se il carcere debba tendere realmente all’umanizzazione al recupero dell’uomo e se vogliamo difendere l’umanità ormai perduta. Ci chiediamo perché quel 70% ed anche più di persone che entrano nel circuito penitenziario – a volte anche per sbagli commessi da incensurati – non riescono più ad uscirne». «Perché – continua Spizzirri – se entro nel circuito penitenziario esco o peggiorato o morto o comunque torno a delinquere» dunque «il carcere non svolge la funzione per cui è preposto secondo Costituzione, è importante che la gente lo comprenda». L’avvocato chiosa: «Oggi rivolgiamo un grido, non solo alla cittadinanza, perché comprenda la vera essenza di una maratona fortemente voluta dall’Osservatorio Carceri dell’Unione Nazionale delle Camere Penali unitamente alla Giunta, ma anche allo Stato rimasto sordo, cieco, indifferente anche alle proposte di immediata risoluzione del problema». (f.b.)

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