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Giustizia, Gratteri: «Tutte le riforme fatte da tre anni a oggi andrebbero cancellate»

Il procuratore di Napoli a “Trame”. Nella lotta alle mafie «il governo sta facendo cose che non servono. No alla separazione delle carriere»

Pubblicato il: 23/06/2024 – 6:46
Giustizia, Gratteri: «Tutte le riforme fatte da tre anni a oggi andrebbero cancellate»

LAMEZIA TERME «Dalla Cartabia a oggi farei un solo articolo: tutte le riforme fatte da tre anni a oggi andrebbero cancellate, non servono a nulla». Lo ha detto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, già procuratore di Catanzaro, intervenendo a “Trame Festival” a Lamezia Terme: Gratteri, insieme ad Antonio Nicaso in collegamento, ha presentato il libro “Il Grifone” sottoponendosi alle domande della giornalista di “Repubblica” Giovanna Vitale.

Separazione delle carriere

«La separazione delle carriere – ha sostenuto Gratteri – non serve assolutamente a nulla rispetto ai problemi della giustizia. Io penso che gente con competenze e in buona fede deve preoccuparsi di cosa serve per far funzionare un processo, per velocizzare l’istruttoria dibattimentale o per tutelare le parti offese. Ogni anno su 100 magistrati solo lo 0,2% cambia funzione, e allora solo per lo 0,2% dobbiamo cambiare la Costituzione fatta sul sangue di milioni di italiani? E quale sarebbe la commistione tra giudice e pm? E non c’è la commistione tra giudice e avvocato? “Ho visto a cena il giudice e l’avvocato”. E allora che facciamo? Io comunque non vado a cena né con il giudice né con l’avvocato… Il problema è un altro: in tutti i paesi del mondo dove c’è la separazione delle carriere il pm dipende dall’esecutivo… E non ci sarebbe l’obbligatorietà dell’azione penale o l’indirizzo. Il ministro Nordio ha detto che devono passare sul suo cadavere per far passare questa riforma, e io gli credo, gli auguro lunga vita: ma forse tra 15-20 non sarà più ministro e verrà un altro… Non mi tranquillizza la sua affermazione perché tra 30 anni non sarà ministro della Giustizia.  Nella lotta alle mafie – ha poi aggiunto Gratteri – «il governo sta facendo cose che non servono. La mia preoccupazione non sono i processi di mafia. Il legislatore quando pensa di fare la faccia brutta alza il massimo della pena, invece deve alzare il minimo della pena. A me le cose che servirebbero come magistrato e cittadino sono le riforme procedurali, lo strumento per poter lavorare, una ricetta che serva per tutti i reati: quando si dice “siamo contro le mafie perché non abbiamo ceduto”. E perché? Era in discussione? Perché dovevi cedere? Dovrebbero fare delle modifiche contrare a quello che è stato fatto. Dalla Cartabia a oggi farei un solo articolo: tutte le riforme fatte da tre anni a oggi andrebbero cancellate, non servono a nulla. Salvo quelle di Orlando e anche quelle dei 5 Stelle che sono state modifiche importanti».

Intercettazioni

Critico poi Gratteri sulle scelte del governo in tema di intercettazioni: «La politica – ha osservato Gratteri – non ha capito o ancora non vuole capire, quando parliamo di intercettazioni: si continua a insistere che lei intercettazioni costano troppo. Il ministro Nordio dice che le intercettazioni costano troppo. Ripeto, le intercettazioni costano 170 milioni di euro l’anno, per tutte le procure d’Italia messe assieme i costi sono 170 milioni di euro. Nel bilancio di un ministero, 170 milioni di euro non sono nulla. Perché si dice che costano troppo 170milioni di euro l’anno? Ma se il mio ufficio a Napoli in un giorno, in un solo processo, ha sequestrato criptovalute bitcoin per 280milioni di euro, li abbiamo tramutati in euro e sono entrati il giorno dopo nel Fug, Fondo unico giustizia, vuol dire immediatamente fruibili, il ministero li può spendere il giorno dopo. Allora – ha aggiunto il procuratore di Napoli – se io in un solo giorno ho fatto incassare allo Stato 280 milioni di euro perché si dice il contrario? Dal punto di vista tecnico spiegatemi dove sono i costi e dove sono gli abusi. E’ inaccettabile sentire che facciamo le intercettazioni a strascico, non esistono: il fatto è che non abbiamo personale, mancano migliaia di unità tra le forze dell’ordine o nella polizia penitenziaria».

L’autonomia differenziata

Un commento sull’autonomia differenziata: «Da cittadino – ha osservato Gratteri – dico che non ci guadagniamo, che non ne avevamo bisogno. Avevamo bisogno di un’Italia unita, di un’Italia più forte. Ha evidenziato con forza. “Anzi avevamo bisogno di nazionalizzare la sanità ad esempio. Io non capisco niente, sono un pubblico mistero di campagna. Da quello che sento un po’ in giro, penso che abbiamo bisogno esattamente del contrario. Perché se noi siamo ridotti e facciamo venire i medici dall’Albania, da Cuba, vuol dire che siamo ridotti male. Noi sapevamo da sette, dieci anni che in Italia sarebbero mancati i medici. Ora, perché non c’è un giornalista che va a rintracciare il ministro della Sanità di sette, otto, dieci anni fa e gli fa questa domanda? Scusi, ma lei sette anni fa sapeva che sarebbero mancati nel 2024 l’anestesista e i radiologi? Chi gli chiederà il conto? Perché tutti abbiamo la memoria corta, rincorriamo il quotidiano e nessuno fa programmazione».

Il dark web

Tra i temi al centro dell’attenzione l’evoluzione tecnologica e digitale delle mafie come la ndrangheta: secondo Gratteri «c’è la ndrangheta che chiede 500 euro al commerciante a Natale per i detenuti, c’è la ndrangheta che controlla l’imprenditoria comprando attività commerciali, c’è la ndrangheta capace di importare 2mila chili di cocaina e comprare a Milano locali di alta moda frequentati da calciatori, politici, imprenditori, professionisti, pubblici funzionari e lì si vende cocaina e si fanno relazioni tra gente pronta a corrompere e farsi corrompere. Questo continuerà ancora. Nel libro parliamo di ciò che sta accadendo e accadrà. Noi ora stiamo scoprendo camorristi capaciti di entrare nel dark web con un software e comprare duemila chili di cocaina senza andare in Sud America. Voi capite – ha sottolineato il procuratore di Napoli – che grande salto di qualità è stato fatto dalle mafie che assoldano un hacker. Un ingegnere informatico nella pubblica amministrazione lo paghiamo 2500 euro, uno ‘ndranghetista invece gli dice “vieni a Lamezia e ti do 50mila euro al mese se mi estrai Bitcoin”. Non è un esempio così campato in aria, sono fatti concreti. In Calabria ci sono dei punti, dei siti della Calabria dove si minano moneta elettronica molto più che a Roma o a Milano. Stiamo parlando di paesi 3.000-4.000 abitanti».

L’intervento di Nicaso

A sua volta, Nicaso ha osservato: «Se per esempio prima i cosiddetti facilitatori erano figure professionali come gli avvocati, i commercialisti, i politici, gli uomini delle istituzioni, oggi bisogna tenere in considerazione un altro aspetto. Le mafie, e quindi alcuni clan, quelli che sono entrati nel cuore dell’innovazione tecnologica, non possono fare a meno dei pirati informatici, non possono fare a meno degli hacker, non possono fare a meno dei designers, quelli che riescono a modificare la struttura molecolare di una sostanza chimica per poterla importare in modo lecito fin quando quella stessa sostanza non viene sequestrata, analizzata e inserita nella tabella delle sostanze proibite. Quindi è un mondo in evoluzione che richiede nuovi saperi, nuovi protocolli di indagine, ma è un mondo che noi non dobbiamo guardare con pregiudizio. Perché – ha sottolineato Nicaso – non dobbiamo pensare che le mafie siano quelle che noi abbiamo sempre conosciuto. Le mafie hanno questa capacità di adattarsi alle nuove situazioni, il metamorfismo mafioso è sempre stata una caratteristica delle organizzazioni criminali e purtroppo continuerà ad esserlo».

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