REGGIO CALABRIA Il “locale” di ‘ndrangheta di Mammola controllava tutto: condizionava l’imprenditoria e le attività nel settore boschivo con il metodo delle estorsioni, e si finanziava, al solito, anche mediante la produzione e il traffico di sostanze stupefacenti. Alcuni dei suoi presunti membri erano già stati coinvolti, in passato, in inchieste antimafia, ma per la prima volta viene censita e riconosciuta, sebbene in fase cautelare, l’operatività di una vera propria cellula mafiosa nel piccolo centro dell’area jonica. È questo, in estrema sintesi, il risultato dell’operazione nome in codice “Malea” conclusa dalla Dda di Reggio Calabria guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri.
Ora, all’esito dell’udienza preliminare, il gup di Reggio, Claudio Treglia, accogliendo la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal sostituto procuratore della Dda reggina, Giovanni Calamita, ha ammesso al giudizio abbreviato 8 imputati (a partire dal 20 settembre) ed ha rinviato a giudizio gli altri 4 che dovranno comparire al Tribunale di Locri il 3 prossimo ottobre.
Nicodemo Fiorenzi, Bartolomeo Minniti, Domenico Spanò e Francesco Antonio Staltari. Il collegio di difesa risulta composto dagli avvocati Enrico Barillaro, Sandro Furfaro, Rosario Scarfò, Basilio Pitasi, Francesco Siclari, Antonio Cimino, Domenico Alvaro, Lorenzo Gatto e Giuseppe Sgambellone. (redazione@corrierecal.it)
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