COSENZA Il “gaming“, uno dei capitoli centrali nella robusta attività di indagine svolta dalle forze dell’ordine nell’ambito dell’inchiesta denominata “Reset“, coordinata dalla Dda di Catanzaro. Il collaboratore di giustizia, Silvio Gioia, in video collegamento con l’aula bunker di Lamezia Terme racconta – sollecitato dalle domande del pm della Distrettuale antimafia Corrado Cubellotti – quanto di sua conoscenza in merito ai presunti affari della mala cosentina nel settore delle scommesse online. «Ricordo le agenzie di scommesse che erano gestite dal gruppo degli “Italiani”, da Mario Piromallo con D.C.».
Il pentito entra nel dettaglio del business. «Praticamente avevano dei siti “.com” non autorizzati…c’era diciamo D.C. che aveva il sito di scommesse – quando io ero ancora giù a Cosenza – ha preso questo portale dando a Francesco De Cicco il compito di aprire tutte le altre agenzie di Cosenza (…) praticamente c’era D.C. che faceva per Mario Piromallo». Il collaboratore di giustizia cita l’attuale assessore del comune di Cosenza, Francesco De Cicco, all’epoca dei fatti narrati gestore del circolo Popily Street di Via Popilia. «Era la base, praticamente D.C. ha dato il sito a Francesco De Cicco che poteva aprire sotto di lui le agenzie su tutta Cosenza». Gioia fornisce ulteriori dettagli. «Io ho aperto un’agenzia di scommesse e per farlo e avere il sito per giocare le schedine e lavorare mi ha dovuto aprire l’agenzia Francesco De Cicco tramite D.C.». Che, sempre a detta del pentito, avrebbe dato «i soldi a Piromallo del guadagno delle agenzie». Sull’affare giravano parecchi danari. «Ovviamente non si pagano le tasse quando si ha il “.com” e c’è la possibilità di riciclare il denaro con queste agenzie».
L’attenzione del pubblico ministero torna sull’attuale assessore comunale di Cosenza. Lei sa De Cicco che tipo di rapporti ha avuto nel corso del tempo con Mario Piromallo? «Ha avuto rapporti, si conoscono bene. Ha avuto rapporti anche diretti. Sempre per quanto riguardo quegli anni, il circolo ricreativo Popily Street andava forte. Era uno dove la gente andava e hanno buttato le basi e puntato su di lui in modo da poter poi aprire agenzie, chi si apriva agenzie di scommesse doveva andare da lui e lui aveva preso questo contatto diretto per fare questo». Sugli introiti, il collaboratore di giustizia cita un esempio per rendere edotto il pm e il Collegio giudicante sul sistema messo in piedi. «Se fai 10.000 euro in un mese di giocate, se nessuno vince prende il 45% dell’utile; se vincono tipo 5.000 euro, prende il 45% sui 5.000 euro che rimangono».
(f.benincasa@corrierecal.it)
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