VIBO VALENTIA Insulti, commenti di disprezzo e anche l’augurio che “qualcuno” potesse attentare alla vita di alcuni collaboratori di giustizia. C’è questo e molto altro nel dialogo finito agli atti dell’inchiesta “Petrolmafie” istruita dalla Dda di Catanzaro. A parlare sono i due presunti broker milanesi per la cosca di ‘Ndrangheta dei Mancuso, Irina Paduret (moldava classe 1986) e Francesco Saverio Porretta (milanese classe ’74) per i quali l’accusa aveva chiesto 16 anni di reclusione, assolti dai giudici del Tribunale di Vibo Valentia al termine del processo di primo grado.
Ora la Distrettuale antimafia ha presentato appello per 31 posizioni, tra cui proprio quella dei due assolti, riportando alla luce – tra le altre cose – proprio quelle conversazioni «non meno trascurabili» scrivono, rispetto alle altre accuse. In particolare, i due commentavano con disprezzo la figura del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, reo di aver parlato contro “lo Zio”, Luigi Mancuso, che inspiegabilmente – a loro avviso – non era ancora intervenuto per metterlo a tacere. Asserzioni pronunciate dopo aver commentato altri collaboratori di giustizia, commentando tra le altre cose, l’operato del procuratore Gratteri. «Ma a lui potevano lasciare fuori però, almeno a lui potevano lasciare fuori…» dice Paduret a Porretta che replica: «(…) ha visto che, quindi se vengono fuori queste cose qua pure siamo appo’… guarda basta, prima… ho sentito dire da altre persone, adesso questo qua testimonia che lui c’era, era lì…» «il vecchietto doveva vedere di farlo già del passato tutta questa gente qua… doveva farli stare… un bel pezzo di me**a Gratteri, che ca**o di calabrese sei, almeno per la tua terra cogli**e… cosa ti danno…». E ancora altro attacco a Gratteri: «Ma cosa ti danno? Una medaglia? Tanto sottoterra anche tu un domani vai a finire, cosa morirai dicendo… ma vai a cacare, poi cosa vogliono dire che vogliono distruggere la ‘ndrangheta, è lo Stato lavora per lo Stato, cogli**i! Ma non lo vuole capire questo Gratteri, ma perché non vai a prendere i personaggi politici, i politici devi andare a prendere che i politici che chiedono una mano a loro, i politici…».
Nel brevissimo, successivo passaggio dell’intercettazione ambientale, Porretta ipotizzava che l’autorità giudiziaria stesse tentando di far collaborare Prenesti, in modo da colpire nel cuore la cosca Mancuso, notoriamente “la più potente al mondo”. «(…) desso loro apposta, perché loro vogliono che lui parli, loro vogliono distruggere la cosa e vuole distruggere questa famiglia, perché è la più potente al mondo è diventata capito?». Il dialogo intercettato dagli inquirenti continua, con i due broker che si soffermano anche sull’attendibilità dei collaboratori di giustizia come Emanuele Mancuso, giudicato un drogato, e degli altri due pentito, Raffaele Moscato e Andrea Mantella, riportati nell’appello della Dda. «(…) depositate le chiacchiere di un ragazzino che beveva, ubriacone…» dice la Paduret «Un drogato, adesso prendete le questioni di un drogato, ubriacone…», con Porretta che rilancia: «(…) e di due coglioni che facevano parte anche loro… adesso perché l’hanno scartati, che sono stati cacciati, allora parlano, però prima ci mangiavano ci vivevano ci mangiavano sopra, adesso sai cosa sarebbe da fare… ma il problema che non hanno…».
È ancora Porretta a chiamare in causa un altro collaboratore, «auspicando un intervento della cosca per farlo tacere», annota la Dda nella richiesta di Appello. «(…) fare un colpo bello, proprio fatto bene, quando sanno che dal Tribunale lo portano eh… che se si vuole si viene a sapere, anche questo si viene a sapere se si vuole, via un attentato pà pà pà, lo carichi via e lo porti via, hai capito?» auspica Porretta. I pm dell’Antimafia, dunque, sono convinti che i due broker si «siano messi a disposizione in favore della consorteria» con il duo orientato a guadagnarsi il prestigio e la notorietà «nell’ambiente criminale, al fine di accaparrarsi successive entrature nel settore commerciale dei carburanti». Secondo i pm «né può ritenersi che tale valutazione possa dipendere dall’esito delle trattative che, con il fondamentale apporto dei due imputati in discorso, il sodalizio è messo nelle condizioni di intavolare (…) anche sotto questo profilo il Tribunale propone argomentazioni in palese contrasto con consolidati orientamenti della Corte di Cassazione». (g.curcio@corrierecal.it)
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