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“Locali” e salto di qualità negli affari, la ‘ndrangheta nel Veneto è «un sistema oliato»

L’audizione del procuratore di Venezia Cherchi in Antimafia “mappa” quella che non è più una semplice infiltrazione ma un radicamento delle cosche

Pubblicato il: 25/08/2024 – 15:04
“Locali” e salto di qualità negli affari, la ‘ndrangheta nel Veneto è «un sistema oliato»

ROMA Dalle costruzioni di case e negozi al riciclaggio e agli appalti, mentre la droga è ormai «un’attività recessiva»: l’escalation della ‘ndrangheta nel Veneto è nelle parole del procuratore di Venezia Bruno Cherchi rese in una recente audizione nella Commissione parlamentare antimafia. Cherchi tratteggia la presenza della ‘ndrangheta nel Veneto segnalando che ormai non si può parlare più di semplice infiltrazione quanto di vero e proprio radicamento, al punto che – dice il magistrato – «abbiamo sentenze passate in giudicato che riconoscono le locali a Venezia e anche a Padova, abbiamo avuto le prime sentenze della locale veronese due anni fa». «La ‘ndrangheta, che è la criminalità organizzata che più interessa il Veneto», sintetizza Cherchi all’Antimafia.

Il quadro generale

Il procuratore di Venezia esordisce sostenendo che «l’attività di contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso in Veneto è iniziata abbastanza di recente, a mio avviso per una assenza di attenzione per molto tempo su questo fenomeno verificatosi in territorio veneto, e forse in tutto il Nord Est. Disattenzione sia da parte della Direzione distrettuale antimafia e quindi della Procura di Venezia sia anche da parte delle forze di polizia. Distrazione che è stata ulteriormente aggravata da una scarsa attenzione nei confronti del fenomeno da parte del mondo economico, del mondo culturale, del mondo dei cittadini. Questo – aggiunge Cherchi – ha una spiegazione. Fin dall’origine della allora infiltrazione della criminalità organizzata, la ‘ndrangheta in particolare, ma anche le altre organizzazioni, non hanno mai creato, se non in maniera sporadica e senza grosso rilievo, pericolo per le persone: è stata sempre una attività che non si è manifestata con aggressioni, con fenomeni di usura, con attività che in qualche maniera portassero all’attenzione la loro esistenza. In Veneto l’attività della criminalità organizzata si è soprattutto concretizzata, fin dall’inizio, mediante l’inserimento nelle attività produttive e di riciclaggio. Inserimento nell’attività produttiva in varie maniere, che sono sostanzialmente quelle classiche, cioè con l’acquisizione di aziende in difficoltà. In tali momenti di difficoltà in Veneto si è avuto inizialmente l’inserimento nelle aziende di soggetti, direttamente o indirettamente legati alla criminalità organizzata, anche con incarichi di basso profilo quindi soggetti anche di basso spessore criminale che però, pur lavorando e pur venendo normalmente pagati, hanno creato una rete che poi è stata utile quando c’è stata l’attività di riciclaggio e quella successiva di penetrazione più concreta nelle attività produttive». Per Cherchi «questo sistema è un sistema oleato e piuttosto risalente nel tempo perché abbiamo una presenza della ‘ndrangheta, soprattutto nella zona del Veronese e del Padovano, che risale a circa 30-40 anni fa, siamo già quantomeno alla seconda generazione e in certi casi alla terza di soggetti ormai stanziali, ma che non hanno mai interrotto i rapporti con i luoghi di provenienza. Dicevo che su questo non c’è stata attenzione neppure da parte della comunità, cosa che per la verità a mio avviso permane. La dimostrazione è che nei processi che ormai abbiamo celebrato negli ultimi sette anni nel Veneto – processi che hanno accertato, soprattutto nel Veronese, la presenza della ‘ndrangheta con sentenze passate in giudicato anche al vaglio della Corte di Cassazione – abbiamo avuto pochissimi soggetti che si sono costituiti parte civile. Nella più grossa vicenda che ormai è stata definita a Verona, abbiamo avuto un solo imprenditore che si è costituito parte civile. Nessun altro ha ritenuto di costituirsi parte civile e quindi manifestare anche un’adesione all’attività della Procura e delle forze di polizia».

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Il procuratore di Venezia Cherchi

La presenza della ‘ndrangheta

In questo quadro – spiega Cherchi – «il primo elemento da sottolineare è soprattutto la presenza della ‘ndrangheta, presente in tutto il Veneto. Parlo naturalmente di accertamenti fatti attraverso i procedimenti e i processi, non parlo genericamente di presenza. Posso parlare solamente di fatti che sono stati accertati, quindi a Padova e a Verona, per individuare i luoghi dove abbiamo già fatto processi con condanne per 416-bis, il radicamento è consolidato, in particolare con la famiglia GiardinoLa ‘ndrangheta si occupa certamente di spaccio di sostanze stupefacenti, ma in realtà si tratta di una attività secondaria per quello che ci risulta nel Veneto. L’attività primaria è quella del riciclaggio. Abbiamo emergenze, sempre, ripeto, consolidate da pronunce giurisdizionali, di denaro che dalla Calabria passa al Veneto e viene “ripulito” in attività imprenditoriali di vario tipo. Essenzialmente all’inizio si trattava soprattutto di un’attività di costruzione di abitazioni e di negozi per poi passare però ad altre svariate attività imprenditoriali che vanno dagli appalti pubblici, ad esempio delle Ferrovie dello Stato, all’inserimento in attività finanziarie in senso proprio e in campo turistico. Queste sono soprattutto le attività della ‘ndrangheta, che non tralascia lo spaccio di stupefacenti ma che, per quello che ci risulta, è un’attività recessiva. Infine, alla domanda della presidente dell’Antimafia Colosimo che, ricordando come «anche rispetto alle relazioni semestrali della Dia, abbiamo una preponderanza della cosca Grande Aracri, qualcosa dei Mancuso, qualcosa dei Bellocco», si chiedeva «se sia un caso oppure ci sono proprio delle locali di ‘ndrangheta», Cherchi risponde: «Sicuramente nel territorio veronese è stato possibile accertare – e mi riferisco solamente a processi celebrati – una presenza delle cosche che sono state appena indicate, di rapporti continui con i luoghi di origine, e una presenza risalente nel tempo che, ripeto, è emersa solo quando siamo riusciti a fare un’attività di indagine completa e seria, durata qualche anno. Quindi la risposta è sicuramente sì, nel Veronese e non solo Veronese. Abbiamo sentenze passate in giudicato che riconoscono le locali a Venezia e anche a Padova, abbiamo avuto le prime sentenze della locale veronese due anni fa».  (c. a.)

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