LAMEZIA TERME L’autonomia differenziata continua ad animare la politica nazionale e ad agitare gli schieramenti politici. In questa calda (caldissima) estate, al netto delle emergenze nazionali ed internazionali, la discussione e l’opportunità di proseguire con la riforma Calderoli ha mantenuto comunque un ruolo di primissimo piano. Sono molti gli aspetti da tenere tuttora in considerazione. La prima: la scelta del “campo largo” di affidarsi alle firme per il referendum. La seconda, presentare ricorso alla Consulta. In entrambe le circostanze i risultati sono già tangibili.
Già perché dopo la campagna portata avanti dal Partito Democratico in questi ultimi mesi, trovando sponda anche tra le fila della Chiesa, sono questi gli unici strumenti in mano alle opposizioni del Governo Meloni per cercare di stoppare l’iter dell’Autonomia differenziata. I numeri del successo fin qui ottenuto sono illustrati nel post pubblicato sui social dal segretario della Cgil Calabria Angelo Sposato: sono 12.995 le firme sui moduli del sindacato, 26.681 quelle online.
Se da un lato la battaglia contro la legge Calderoli vede le opposizioni unite, compresa Italia Viva il Movimento 5 Stelle, il fronte del centrodestra è diviso. Non a caso – riporta ad esempio oggi “Il Sole 24 Ore”, il tema dovrebbe essere tra quelli a tenere banco in occasione del vertice di dopodomani della premier Giorgia Meloni con i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani. Tra i più “scettici” sulla legge Calderoli c’è proprio il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, oggi pomeriggio in visita a Palazzo Chigi proprio dalla premier Meloni. Incontro i cui temi sono “top secret”, ma quello dell’Autonomia sarà stato quasi certamente affrontato. Anche perché Occhiuto – in virtù del ruolo di vicepresidente di Forza Italia – avrebbe chiesto una moratoria per fermare le intese del governo con le Regioni anche in quelle nove materie (dal commercio con l’estero alla protezione civile) che non richiedono la previa definizione dei Lep ovvero i tanto discussi livelli essenziali di prestazione.
È di queste ore, inoltre, lo scontro tra la Cei e il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia. «Il Sud ha capito che la riforma è un cavallo di Troia per creare due Italie: una prospera, l’altra abbandonata a se stessa» è il commento a Repubblica.it di Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Ionio, vice di Zuppi nella Cei al quale ha fatto eco proprio il presidente veneto secondo il quale «le dichiarazioni riportate appaiono basate su una lettura fuorviante e fortemente di parte».
Intanto è stato notificato il 26 agosto alla Presidenza del consiglio dei ministri il ricorso con il quale la Regione Campania chiede alla Consulta di dichiarare la illegittimità costituzionale della legge Calderoli, rea di «minare la stessa sovranità dello Stato e rompere l’unità nazionale e l’eguaglianza dei cittadini». Puglia, Sardegna e Toscana avevano già presentato ricorso nelle scorse settimane. E se da una parte il governatore leghista della Lombardia Attilio Fontana si è limitato per ora a stigmatizzare la scelta della Sardegna, in Piemonte, il gruppo consiliare del Carroccio ha annunciato che «chiederà al governatore Alberto Cirio, anche lui come Occhiuto di Forza Italia, di intraprendere un percorso simile a quello già annunciato in Veneto dal governatore Zaia: opporsi al ricorso annunciato contro l’applicazione della legge in quanto «il Piemonte e i piemontesi sarebbero danneggiati dal blocco della legge». (Gi.Cu.)
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